PSICOLOGIA

Il magnetismo contro la depressione

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pare che ci sia una cura alla depressione che usa l'interazione dei campi magnetici sul cervello

La sperimentazione è condotta presso Villa Turro, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Il primo ciclo di sperimentazione, i cui risultati completi saranno presentati attraverso una dettagliata pubblicazione, ha previsto il trattamento di pazienti affetti da depressione (scopri di più su quello che viene comunemente denominato esaurimento nervoso) maggiore e che si erano dimostrati resistenti a tutte le terapie farmacologiche.

I risultati ottenuti farebbero ben sperare: il 56% dei pazienti sottoposti al trattamento, che viene utilizzato come coadiuvante della terapia, hanno dato una risposta positiva nell’arco di due settimane.

Ma come funziona esattamente questo nuovo sistema? Tutto trae origine da alcuni studi relativi alla capacità dei campi magnetici di stimolare l’area corticale sinistra, che è quella parte del cervello più ricca di terminazioni serotoninergiche e che è la stessa su cui normalmente agiscono i tradizionali farmaci antidepressivi.

Due anni fa è stata perciò avviata la sperimentazione. Le sedute prevedono che una piastra magnetica viene collocata a circa un centimetro di distanza dalla testa del paziente; le sedute sono giornaliere e prevedono una durata di meno di un minuto.

Il San Raffaele di Milano, attraverso i suoi istituti non è però nuovo al raggiungimento di importanti risultati nel trattamento della depressione, specialmente nell’individuazione di nuove tecniche coadiuvanti ai trattamenti contro la depressione.

L’impiego di terapie con la luce o con il sonno sono già stati raggiunti risultati rilevanti. È stato rilevato come ci sia una differenza media di cinque giorni nella risposta che i pazienti danno alle medesime terapie, se la loro stanza si trova orientata a est piuttosto che a ovest, dove la quantità di luce complessiva durante la giornata è minore.

Questo perché la luce ha un’azione positiva di stimolazione della retina che è in diretto collegamento nervoso con delle aree dell’ipotalamo che sono responsabili della produzione di melatonina, ormone che influenza l’umore del soggetto.

Da qui, attraverso una serie di studi è stata realizzata un’apposita lampada con luce verde con una potenza tale da diffondere la luminosità di una giornata nuvolosa; i pazienti vengono sottoposti a sedute di mezzora ogni mattina.

Lo studio dei cicli del sonno ha portato a realizzare terapie coadiuvanti che hanno dato risultati positivi. La privazione del sonno agisce sugli stessi centri che normalmente sono oggetto dell’azione dei farmaci antidepressivi.

Sono stati studiati appositi trattamenti che prevedono la veglia ininterrotta per trentasei ore, alternata a una notte di recupero seguita da altre trentasei ore di veglia. I risultati di questa tecnica, abbinata al trattamento farmacologico ha prodotto risultati decisamente incoraggianti nel trattamento di casi di depressione bipolare.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità pone la depressione al quarto posto tra i maggiori problemi sanitari del mondo; sempre secondo l'OMS, essa risulta essere la seconda causa di invalidità negli Stati Uniti e in Europa.

È stato stimato che il rischio di essere vittima di un episodio depressivo è di circa il 17%. Il dato più allarmante è che il 50-70% di chi è stato soggetto questo primo attacco di depressione è destinato a sperimentarne altri. Inoltre l'età media in cui si sperimenta il primo episodio di depressione si sta abbassando.

Anche bambini e adolescenti sono possibili vittime della depressione: per i bambini si parla di quote dal 2 al 5%, mentre tra gli adolescenti il dato sale: almeno il 20% sperimenta almeno un episodio entro i 18 anni, mentre il 65% presenta sintomi simili o assimilabili alla depressione. La depressione colpisce più frequentemente le donne: il disturbo è da 1,5 a 3 volte più frequente nelle donne che negli uomini.

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