PSICOLOGIA

Esaurimento nervoso: cos'è?

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Cosa si intende per esaurimento nervoso? Sfatiamo i falsi miti sull'argomento!


Con il termine improprio di “esaurimento nervoso” si indica un malessere generale che implica stanchezza, svogliatezza, astenia. Proviamo quindi a spiegare che cos’è l’esaurimento nervoso e come porre rimedio a un male di cui soffre un numero sempre più crescente di persone.
Innanzi tutto esaurimento nervoso, come abbiamo detto, è un termine improprio. Questa dizione, infatti, fa pensare ad un esaurimento delle cellule nervose, magari conseguente ad un prolungato sforzo fisico e mentale, ma questo è un mito da sfatare perché non è così. Il cosidetto “esaurimento nervoso” è una malattia esclusivamente psichica e presenta molti dei sintomi riferibili alla depressione e al disturbo d’ansia. Le cause sono da ricercare in una risposta di eccessivo stress rispetto a una situazione ambientale, famigliare, di lavoro, di studio. Un esaurimento nervoso può essere causato anche da uno squilibrio chimico dei neurotrasmettitori, sostanze chimiche che servono alla trasmissione degli impulsi nervosi.

Di questa patologia possono soffrirne tutti ma i più soggetti sono colori che hanno alle spalle una storia personale di disturbi d’ansia. L’esaurimento nervoso è caratterizzato sostanzialmente da stanchezza costante, irritabilità, volubilità emotiva, senso di paura, ansia, preoccupazione, difficoltà a provare emozioni piacevoli, apatia. La persona che soffre di questa patologia è soggetta anche a sintomi fisici come tachicardia, sudorazione, tremori, senso di soffocamento, nausea, vomito, insonnia. Altri sintomi fisici possono essere mal di testa, stipsi, meteorismo.
Una delle teorie più accreditate è quella secondo la quale l’esaurimento nervoso sia una specie di rifugio del soggetto che vuole sfuggire ai conflitti emotivi che lo angustiano. Una specie di falso bersaglio per sfuggire al problema che ha scatenato la nevrosi.

Di fronte al sospetto di esaurimento nervoso bisogna rivolgersi allo specialista che stabilirà se sussiste la necessità di farmaci e/o di psicoterapia, ma sicuramente la prima cosa da fare è cercare di cambiare stile di vita. Cercare di ritrovare il piacere nel fare ciò che si fa, ridando spazio all’improvvisazione e al gioco. Cercare di ritrovare un poco di quella filosofia che avevamo da bambini quando il compito sul quale ci impegnavamo di più era quello divertirci. Si può fare la stessa cosa in modi molto diversi. La colazione la mattina può consistere in una tazza di latte trangugiata in fretta, ma può anche essere consumata con calma, magari insieme ad un pezzetto della nostra torta preferita, sacrificando al massimo dieci minuti di sonno. Il vestito può essere quello solito da ufficio, oppure quello bello che ci piace tanto. Il percorso per andare a lavoro può essere il solito ma anche uno alternativo, magari quello che passa attraverso il parco. Domandiamoci se quello che stiamo facendo ci piace davvero e se la risposta è “no”, impegniamoci a trasformarlo per renderlo più piacevole ai nostri occhi. Spesso il piacere passa attraverso le attività più semplici e banali. Anche i gesti quotidiani che si compiono a lavoro o in casa, se invece di continuarli a fare annoiati e senza pensarci, li carichiamo di una certa importanza, possono dare soddisfazione.

Cerchiamo di stupirci ancora, circondiamoci di persone che ci soddisfano, con le quali abbiamo il piacere di trascorrere un poco del nostro tempo, scambiandoci confidenze o addirittura con le quali è possibile stare in silenzio in momenti di muta condivisione. Non è salutare frequentare persone che non ci piacciono solo per non correre il rischio di restare soli. Se impareremo a stare soli, quando staremo con gli altri sarà solo per piacere e non per paura della solitudine.

Nel tempo libero cerchiamo di praticare un’attività, uno sport, un passatempo che ci piace veramente; riuscire in qualcosa che ci piace da sempre, è molto rassicurante e gratificante.
A predisporci all’esaurimento nervoso sono le caratteristiche innate individuali ma anche e soprattutto modelli comportamentali a cui ci siamo rassegnati per piacere agli altri e per essere accettati. Pertanto, essendo un modello acquisito può essere cambiato. Cercare di essere sempre al meglio mostrando sempre e solo la parte migliore di noi e nascondendo con pervicacia ciò che riteniamo indegno mostrare è faticoso e stressante. Accettare i propri limiti, le proprie debolezze, i propri difetti è un primo passo verso il superamento del problema. In una parola sola, vogliamoci bene, prendiamoci cura di noi stessi e facciamo più cose possibili solo per arrecarci piacere. Il vecchio adagio “prima il dovere e dopo il piacere” ci ha condizionato per tutta la vita e a forza di privilegiare il dovere abbiamo relegato il piacere alla funzione di un semplice optional; spesso si passa così la vita ad aspettarlo invano. Riprendiamoci i nostri spazi mettendo al centro noi stessi, perché siamo importanti, perché siamo unici, perché siamo irripetibili.

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