DONNE E LAVORO

Parità di genere al lavoro, l'Italia è ancora indietro

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La parità di genere, soprattutto al lavoro, è ancora un'utopia nel nostro paese

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La parità di genere in Italia è un'utopia. Lo è in ogni ambito della vita quotidiana, specialmente sul posto di lavoro. Non è solo una percezione o una sensazione, ma la realtà data da alcuni dati resi noti a fine 2023 che fanno emergere un quadro preoccupante sull'uguaglianza nel nostro paese, quando si tratta di uomini e donne che lavorano. La parità di genere al lavoro non è un traguardo ancora raggiunto.

E pensare che l'obiettivo 5 dell'Agenda 2030 tratta proprio di questo argomento e del gender gap che è evidente in ogni fase della vita di una donna, dall'istruzione all'ingresso nel mondo del lavoro, passando per l'Home Gender Gap che si respira tra le mura domestiche. Scopriamo insieme cos'è la gender equality sul posto di lavoro e quali sono i dati allarmanti in Italia.

uguaglianza di genere

Cos'è la parità di genere sul lavoro

Le discriminazioni sul posto di lavoro non devono esistere. Eppure esistono ancora, nonostante gli sforzi di molti individui ad evitare che le aziende discriminino i propri dipendenti in base al genere. La parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini è un principio fondamentale del diritto comunitario (Direttiva 2006/54/CE), che vale non solo sul posto di lavoro, ma in ogni aspetto della vita sociale.

La discriminazione di genere al lavoro, come spiegato dall'articolo 4, comma 1, della Legge n. 125/1991, è rappresentata da ogni atto, comportamento, decisione, patto che possa avere un effetto pregiudizievole e discriminatorie nei confronti delle lavoratrici, in base al loro sesso. Dal quale deriva poi un trattamento diverso rispetto ad altri lavoratori. Sono considerate discriminazioni le paghe più basse date alle donna, a parità di posizione, esperienza, anzianità, ma anche il trattamento che ricevono quando annunciano la maternità o anche solo in fase di colloquio quando viene chiesto loro se hanno intenzione di avere figli. Sono considerate discriminazioni anche le molestie.

I dati sulla parità di genere sul lavoro in Italia

Secondo i dati del 2023 degli indici di genere Gei ed Egei, l'Italia è ultima nella parità di genere sul lavoro in Europa. L’indice di uguaglianza di genere (GEI) del 2023, calcolato dall’EGEI, European Institute for Gender Equality, si basa su diversi indicatori, per valutare il divario di uguaglianza in diversi aspetti della vita sociale: lavoro, denaro, potere, salute, tempo, conoscenza. L'occupazione femminile rappresenta proprio l'ambito più critico nel nostro paese, con discrepanze davvero impressionanti.

Se nella totalità, l'Unione Europea ha dimostrato di aver fatto molti passi in avanti, per quello che riguarda l'Italia le cose da fare sono ancora moltissime. In generale, il nostro paese ha compiuto un balzo in avanti di poco più di 3 punti percentuali, arrivando a ottenere un punteggio di 682 su 100. Ma il problema riguarda proprio l'uguaglianza di genere sul posto di lavoro. L'occupazione femminile è ancora ferma al 52,6%, mentre le discriminazioni per quello che riguarda gli stipendi e le possibilità di fare carriera hanno raggiunto livelli impressionanti. Soprattutto se paragonati agli ottimi risultati ottenuti da altri paesi dell’UE.

Cosa fare per garantire l'uguaglianza di genere

Per poter promuovere l'uguaglianza di genere sul posto di lavoro e ridurre il gender pay gap, bisogna cambiare mentalità e cultura. Purtroppo il nostro paese in questo è ancora molto indietro. La figura femminile è ancora ancorata a un retaggio del passato che la vede relegata in casa a prendersi cura del marito, dei figli, di eventuali persone anziane o disabili. Anche quando riesce a lavorare, tutto il carico della gestione famigliare rimane sulle sue spalle. Da qui deriva anche quella cultura della violenza che, purtroppo, è la causa dei tanti, troppi femminicidi che si registrano ogni anno in Italia.

Bisogna investire in una politica che possa permettere al nostro paese di compiere quel passo in avanti che già altri stati europei hanno compiuto. Il fine ultimo è quello di garantire stessi diritti e opportunità a lavoratori di sesso maschile e femminile: garanzia che consentirebbe una parità retributiva e lo stesso trattamento, senza discriminazioni di genere, ad esempio in caso di maternità. Bisogna creare ambienti di lavoro accoglienti, rispettosi e inclusivi. E bisogna liberarsi di tutti quei bias cognitivi che relegano la figura femminile in una posizione di secondo piano.

Abbiamo bisogno non solo di politiche volte a garantirà la parità di trattamento sul posto di lavoro, ma anche una rivoluzione culturale che non possiamo più rimandare.

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