FESTIVITÀ E RICORRENZE

Festa delle Donne 2023 e parità di genere: a che punto siamo?

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Un quadro sui dati e le misure sulla parità di genere, da approfondire in occasione della Festa delle Donne 2023

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Appena un mese fa, commentavamo l'assenza delle donne dalla top 5 di Sanremo, e i monologhi al femminile e le vicende di casa Ferragnez con Fedez che, a detta di alcuni, avrebbe oscurato la moglie Chiara. Oggi ci ritroviamo a googlare il nome di Elly Schlein, la neoeletta segretaria del Pd, e a fare confronti con la premier Giorgia Meloni. Insomma, anche per la Festa delle Donne 2023, la parità di genere resta un tema da affrontare, tra buoni propositi e numeri che parlano di una strada da guadagnare verso l'uguaglianza.


Uguaglianza di genere: i dati in Italia

Ce lo ripetiamo ogni giorno: le disuguaglianze tra uomini e donne persistono. Ma per farci un'idea con numeri alla mano, diamo un'occhiata al Gender Equality Index, l'indice sull'uguaglianza di genere messo a punto dall'EIGE, l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere.

In una scala da 1 a 100, il punteggio massimo significherebbe aver raggiunto la piena parità tra uomini e donne, con particolare riferimento a sei aree chiave: la conoscenza, il tempo, la salute, il lavoro, il denaro, il potere.

Secondo l'indice 2022, l'Italia è a quota 65, a fronte di una media europa di 68,6 punti. Il punteggio è leggermente aumentato dal 2019 per l'area del potere, ma l'Italia resta al 14esimo posto.

Se esploriamo il "gioco dell'Indice", vivere in Italia da donna significa:

  • avere la probabilità di vivere 5 anni di più rispetto a un uomo;
  • avere il 17% della possibilità di laurearsi (gli uomini si attestano al 14%);
  • guadagnare il 43 % di meno degli uomini, è il famigerato gender pay gap;
  • lavorare 10 anni in meno rispetto agli uomini;
  • essere rappresentata da un Parlamento in cui il 36% dei decision-makers, coloro che prendono le decisioni, sono donne (3,6 donne su 10 persone);
  • avere una maggiore probabilità di fare i lavori domestici e cucinare (61 punti percentuali in più rispetto agli uomini);
  • vivere in un paese in cui 1 donna su 2 ha vissuto una molestia sessuale (51 %);

Sul sito dell'Eige, nell'Index game, possiamo cambiare paese. Se selezioniamo quello con il punteggio più alto, la Svezia con 83,9 punti, vediamo che i numeri cambiano:

  • le donne guadagnano il 23,8 % in meno degli uomini;
  • in Parlamento, sono il 46% dei decision-makers;
  • l'81% delle donne ha fatto esperienza di una molestia sessuale (8 donne su 10).

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La Strategia nazionale per la parità di genere

Il documento è stato redatto dal Ministero delle Pari Opportunità ed è stato presentato nel Consiglio dei Ministri nel 2021, in seguito all'annuncio fatto nel PNRR. Ispirato alla Strategia per la parità di genere 2020-2025 della Commissione europea, il piano si focalizza su cinque priorità: lavoro, reddito, competenze, tempo, potere.

L'obiettivo è aumentare il punteggio del Gender Equality Index di 5 punti e rientrare tra i primi 10 paesi europei in 10 anni. In altri termini, vuol dire contrastare gi stereotipi di genere, ridurre le disuguaglianza rispetto a lavoro, retribuzione e trattamento pensionistico, conseguire la parità nel processo decisionale e nella partecipazione in ambito economico.

La vision di fondo si ispira all'articolo 3 della Costituzione e mira a "rendere l’Italia un paese dove persone di ogni genere, età ed estrazione abbiano le medesime opportunità di sviluppo e di crescita, personali e professionali, di accesso al mondo dell’istruzione e del lavoro, senza disparità di trattamento economico o dignità, e possano realizzare il proprio potenziale con consapevolezza di una uguaglianza garantita e senza compromessi in un paese moderno e preparato per affrontare la sfida dei tempi futuri".

All'adozione del piano, ha fatto seguito l'istituzione dell'Osservatorio Nazionale per l'integrazione delle politiche di genere.


La parità di genere nel PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o PNRR, prevede tre priorità trasversali per l'inclusione sociale: i giovani, il Mezzogiorno e, appunto, la parità di genere, con particolare attenzione al mondo del lavoro. Secondo le previsioni del Piano, l'occupazione femminile dovrebbe aumentare di 4 punti percentuali entro il 2026.

Tra le misure previste, ci sono il "Fondo Impresa Donna" a sostegno dell'imprenditoria femminile, l'accesso delle donne alle competenze STEM, linguistiche e digitali, il potenziamento degli asili nido a tempo pieno e la Certificazione della parità di genere per le aziende.

Quest'ultima vuole stimolare le imprese a promuovere la parità di genere e ridurre il gender pay gap, ma, nelle prime settimane di febbraio, sembra che la certificazione per la parità di genere sia sparita dalla bozza del nuovo codice degli appalti.

Festa delle Donne 2023 e parità di genere (cerchi di persone abbracciate)

Commissione sullo status delle donne delle Nazioni Unite 2023

Le misure dell'Italia e dell'Europa si inseriscono in un contesto globale che si pone la questione della parità di genere. In particolare, nelle settimane della Festa della Donna 2023, dal 6 al 17 marzo, si tiene la 67esima sessione della Commissione sullo status delle donne delle Nazioni Unite.

Per quest'anno, il tema prioritario dei lavori è "innovazione e cambiamento tecnologico e istruzione nell'era digitale per conseguire l'uguaglianza di genere e l'emancipazione di tutte le donne e le ragazze".


Qual è l'obiettivo 5 dell'Agenda 2030

Se parliamo di contesto mondiale, scatta il riferimento all'Agenda 2030. L'obiettivo 5 dell'Agenda 2030 è conseguire l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle ragazze e delle donne. La parità rientra, così, tra i 17 obiettivi che i paesi firmatari intendono raggiungere entro il 2030.

Ma a che punto siamo in Italia con l'obiettivo 5? Secondo il rapporto ASvIS 2022, il goal è in miglioramento, nonostante le disparità. Il report dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile rileva alcune "tendenze incoraggianti" come un "maggior numero di donne ai vertici delle aziende e in politica e una ripresa del tasso di occupazione femminile". D'altro canto, rimangono le disuguaglianze come la scarsa retribuzione.

Per quanto riguarda le misure istituzionali, il rapporto precisa che "rimane aperto il tema del monitoraggio della strategia nazionale sulla parità di genere approvata a giugno 2021 e dell’applicazione del bilancio di genere".

Nel rapporto del dicembre 2022, l'ASvIS citava il perfezionamento delle azioni del PNRR per la riduzione del gender gap, ma a inizio febbraio ha approfondito la (possibile?) "battuta di arresto del Pnrr sulla parità di genere".

Abbiamo visto a grandi linee alcuni aspetti della parità di genere in Italia, tra numeri, previsioni di misure e riferimenti al contesto internazionale. Secondo il Global Gender Gap Report 2022, il rapporto del World Economic Forum, l'Italia è al 63esimo posto. Ma quanta strada resta da fare a livello globale? Secondo il report, per colmare il divario di genere, servono... 132 anni. Confidiamo, dunque, nella maggiore consapevolezza sull'empowerment femminile!

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