DONNE E LAVORO

Federica Tabone: visual coaching e nuovi orizzonti della psicologia.

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Federica Tabone è psicologa del lavoro, specializzata in team building e teamworking. Da alcuni anni conduce percorsi innovativi di sviluppo individuale attraverso il visual coaching; inoltre, è una facilitatrice visuale e graphic recorder, una delle poche in Europa. Scopri insieme a lei dove ti può portare lo studio della psicologia.

Studiare psicologia: perché?

La psicologia è sempre stata una materia trasversale dalle grandi potenzialità. In ambito aziendale, lo psicologo del lavoro segue da vicino sia i dipendenti sia le aziende; per i primi, si occupa di personal branding, di analisi delle competenze, offre gli strumenti per saper navigare nel mercato del lavoro. Per le aziende si occupa di coaching, guida incontri di gruppo per risolvere problemi in modo creativo; inoltre, segue il percorso di brand identity, mette a fuoco come un’azienda si sta proponendo all’esterno, attraverso i social e gli strumenti di comunicazione, in modo da passare il messaggio in maniera corretta.  Oggi lo psicologo si occupa anche di tecnologia, di quegli aspetti che stanno entrando nella vita di tutti e nelle aziende, come la realtà aumentata e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Quali sono le caratteristiche necessarie?

Come negli ambiti creativi, bisogna avere tanta curiosità e cercare di scoprire quali sono contesti che hanno bisogno di te o quali sono i trend di mercato su cui puntare. Oggi non c’è più un ruolo ben preciso dello psicologo del lavoro, anche se si pensa subito all’ambito delle risorse umane. Bisogna studiare tanto; oggi le persone sono professionalmente più mobili, i cambiamenti sociali e tecnologici sono più veloci e bisogna tenere gli occhi aperti su quello che succede in giro. Chi si occupa di psicologia deve essere un avventuriero, mettere il naso ovunque, deve saper connettere quello che vede a quello che sa, non smettendo mai di aggiornarsi.

Essere donne in questa professione è un vantaggio o uno svantaggio?

Gli svantaggi sono quelli che sappiamo e che valgono in qualsiasi professione: siamo penalizzate dalle politiche retributive, dalle vicissitudini di vita, dalle effettive possibilità di fare carriera. I vantaggi, invece, sono insiti nella natura stessa del lavoro: noi donne abbiamo una maggiore capacità di sviluppare empatia, sappiamo cogliere più facilmente il modo in cui porsi nei confronti delle persone. La sensibilità è una chiave importantissima per aprire le porte verso il cliente. Inoltre, la facilità del vedere le cose nell’insieme è tipicamente femminile: trovo più facilmente nelle donne una capacità di avere uno sguardo allargato e di porsi domande strategiche, così come una predisposizione a mettere a sistema i dati che si hanno a disposizione, creando correlazioni che possono spiegare i fenomeni in maniera più veritiera.

Che cos’è il visual coaching?

Anni fa ho scoperto il potenziale delle sketchnotes ed è stata una sorpresa bellissima: Il graphic recorder e il visual coach traducono in tempo reale i contenuti di un incontro. Durante un lavoro di gruppo su un determinato argomento, preparo abitualmente delle attività che facilitano la risoluzione del problema e così ho inserito la sintesi visuale per mettere in evidenza i passaggi chiave del processo. Man mano che i pensieri si chiariscono, si concretizzano anche sul tavolo, dove rimangono in vista fino alla fine. Oggi siamo circa 30 graphic recorder in Italia e circa 3.000 in Europa.

In cosa'altro hai scelto di distinguerti?

Alcuni anni fa ho pensato che avrei voluto condurre l’attività in maniera diversa dai miei colleghi. Invece di portare un certo numero di business games all’interno di una giornata di team building, ho pensato di puntare su un solo evento molto forte. Ad esempio, ho chiesto la collaborazione della creatrice di fragranze Claudia Scattolini: portiamo il gruppo a produrre un profumo che li rappresenti. Nel corso di un team building, si uniscono personalità diverse; fare qualcosa insieme è motivo di apprendimento. Il lavoro di Claudia è molto intenso e posso finalizzarlo alla creazione di un prodotto nuovo che parli della loro azienda. Durante il processo, c’è una forte riflessione sulla brand identity. Con un direttore d’orchestra, lavoro sulla struttura delle composizioni musicali come metafora della struttura aziendale: come agiamo, che tipo di strategia adottiamo? Improvvisiamo come un jazzista o strutturiamo come Bach? Con una delle poche donne istruttrici di Krav Maga, conduco un incontro di due giorni in cui riflettiamo su come mantenere la lucidità durante un’aggressione. Come affrontiamo il panico, la paura? Infine, con un regista cinematografico lavoriamo sulla messa in scena di uno spezzone di film. Nel team ci sono ruoli visibili e altri invisibili: i partecipanti come agiscono nei confini del ruolo? Tutte queste riflessioni sono fondamentali all’interno dei gruppi di lavoro.

In quali branche dello studio della psicologia consiglieresti di investire oggi?

Prima di tutto bisogna guardarsi dentro. Non esiste un mercato che fa per noi perché è florido, ma esiste ciò da cui siamo attirati. Quando mi guardo dentro, metto a fuoco un campo di interesse e poi vado a curiosare, vado in giro, entro nell’ambito e cerco di capire il bisogno sottostante. Siamo pagati se risolviamo il problema. Se vado dove la domanda è già manifesta, purtroppo combatterò contro la scarsità di richiesta, perché siamo in tanti a fare questo mestiere. Devo farmi questa domanda: quali sono gli ambiti attivi e rigogliosi ma non ancora esplorati? Si deve cercare di individuare un bisogno - esplicitato o latente - e capire come tutto ciò che studi può essere tradotto in risposta. Oggi ci sono mille nicchie possibili, legate al comportamento e ai trend sociali, all’ambito tecnologico dello sviluppo di intelligenza artificiale o di gestione dei Big Data, ma la domanda deve sempre una: è l’ambito che mi interessa?

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