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Catcalling e città a misura di donne: libertà e inclusione per tutti

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Il catcalling e le molestie rimandano alla questione delle città a misura di donna e degli spazi inclusivi per tutti

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Sei alla fermata dell'autobus e ti guardi intorno per vedere se c'è qualcuno. Ti trovi in un posto isolato e senti la tensione che sale e il battito che accelera. Vorresti fare due passi di sera, ma rimani in casa. Sono situazioni accomunate dal timore di ritrovarsi sole in strada, esposte alla violenza fisica o verbale. La molestia, infatti, può assumere anche la forma di una frase volgare, un fischio, un epiteto a sfondo sessuale: tutte manifestazioni del cosiddetto catcalling.

Secondo una ricerca del 2021 di Weworld e Ipsos, più di 5 donne su 10 hanno subito catcalling nella vita, mentre uno studio di Hollaback! e Cornell University del 2014 ha rilevato che, in Italia, quasi 9 donne su 10 decidono di cambiare strada a causa di una molestia.

Infatti, il catcalling riporta alla strada e ai luoghi pubblici, come mettono in evidenza le foto postate sul profilo Instagram di Catcalls of Turin: ritraggono le parole moleste rivolte alle donne, scritte con i gessetti sulle vie in cui sono state proferite. Un progetto che rende visibile l'intersezione tra gli sguardi molesti e le parole rivolte alle donne e i luoghi in cui esse si muovono, perché il catcalling - la possibilità di essere esposte alla violenza verbale dell'altro - rimanda a un problema più ampio, quello delle città a misura di donna.


Progettazione delle città e assenza delle donne

Una città è fatta di strade, edifici, cortili, luci: luoghi, punti e angoli che fanno da sfondo alle relazioni e agli spostamenti, favorendo oppure ostacolando il senso di sicurezza e libertà, come ci fa pensare Jane Jacobs. La domanda di fondo, allora, è: la progettazione urbana di questi luoghi tiene conto di tutte le persone? La risposta sembra essere negativa in più luoghi, se si pensa ad esempio alle donne.

Tale assenza delle donne emerge dal libro di Caroline Criado Perez, “Invisibili – Come il mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano”, che tratta anche il nodo della pianificazione urbana: “Quando i responsabili dei progetti non tengono conto della diversità dei sessi, gli spazi pubblici diventano maschili di default. Solo che metà della popolazione mondiale ha un corpo femminile”. Lo studio delle città con attenzione al genere, è il focus del progetto Sex & the City: "una lettura di genere degli spazi urbani che persegue il superamento dei dualismi conflittuali tra maschile e femminile". L'iniziativa è a cura di Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro che comprende, tra le altre cose, anche una mappatura dei luoghi e una ricerca. La sensazione di sicurezza è legata a una buona illuminazione dei marciapiedi (57 % dei partecipanti) e alla presenza dei negozi (61%), due possibili condizioni che danno il senso di una città a misura di tutti.


Città a misura di donne e vivibilità per tutti

Come potrebbe dunque essere una città a misura di donne? La domanda è sottintesa nel libro di Leslie Kern, "La città femminista. La lotta per lo spazio in un mondo disegnato da uomini". Al volume si sono ispirate Jazmín Acuña, Lorena Barrios e Jazmín Troche nel reportage a fumetti "Una ciudad feminista es posible", "Una città femminista è possibile". Fanno immaginare una città con punti, che prima erano bui, illuminati, vie affollate proprio laddove ci sono stati episodi di violenza, una maggiore presenza di strade dedicate alle donne, autobus che consentono un facile accesso ai passeggini, bagni pubblici con assorbenti gratis. C'è anche il riferimento all'ascolto delle donne e dei bambini, dei disabili e degli anziani, perché la questione di fondo è l'inclusione di tutte le persone che abitano una città, il punto è rendere vivibile un luogo per tutti.

In questo senso, pensiamo ad alcuni progetti esteri come la città delle donne lavoratrici di Vienna, che propone l’idea dei 15 minuti, l’idea cioè di raggiungere i servizi in un quarto d’ora, concetto che ritorna a Parigi con la sindaca Anne Hidalgo.

E a proposito di inclusione, in Italia c'è il progetto dell'Inu, Istituto Nazionale di Urbanistica, l'Atlante delle Città accessibili, che mappa appunto le esperienze che superano le barriere di vario tipo (architettoniche, sensoriali, di genere) e fornisce delle linee guida.


Attraversare le città con Instagram

Al di là dei progetti e del dibattito restano ancora gli episodi di molestie, che avvengono anche in pubblico, seppur in misura minore rispetto alle violenze domestiche. Che fare, dunque? In genere il consiglio, nell'emergenza, è rivolgersi alle autorità, come polizia e carabinieri, e ai numeri dedicati come il numero antiviolenza 1522.

D'altra parte, si stanno sviluppando nuove esperienze che tentano di rispondere alle condizioni in cui le donne vivono e si spostano in una città e allo sviluppo della consapevolezza e della sensibilità rispetto ai temi del catcalling e della violenza contro le donne in generale. Un esempio? Il canale Instagram Donnexstrada che, tra l’altro, offre dirette Instagram h24 per accompagnare chi è per strada e non si sente in sicurezza.

 

Gli episodi di catcalling e di molestie in strada e il pensiero stesso di poter subire una violenza condizionano il modo in cui le donne vivono i luoghi. La questione è complessa e implica anche il livello della progettazione delle città, che ha spesso ignorato la molteplicità dei bisogni dei suoi abitanti. Perciò, interrogarsi su come siano strutturati gli spazi pubblici, e su come ripensarli a partire dalla parità di genere, apre alla possibilità di rendere i luoghi più vivibili e liberi per tutti, non solo per le donne. Come precisa il progetto Sex & the City: "La città delle donne – se esistesse – sarebbe la città di tutte e di tutti, aspirerebbe a una rottura dei ruoli precostituiti" ponendo al centro "la cura, a prescindere dal genere che se ne occupi".

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