ALIMENTAZIONE DEGLI ANIMALI

Si può dare da mangiare l'uva ai cani?

LEGGI IN 2'
L'uva si può dare da mangiare ai cani o è preferibile evitare?

L'uva è un tipico frutto autunnale, che di solito è presente nelle nostre case da settembre in poi: gustosi, golosi, croccanti, i suoi chicchi, secondo la tradizione, porterebbero anche fortuna, soprattutto se mangiati a Capodanno. Nel cestino della frutta i grappoli color oro oppure rossi o rosati potrebbero non mancare mai e potrebbe venirci in mente l'idea di darli da mangiare ai nostri animali domestici. Si può dare da mangiare l'uva ai cani? O forse è meglio evitare di farlo?

Può capitare che Fido ingerisca in modo accidentale qualche chicco, che magari ci è caduto per terra per sbaglio e della cui presenza sul pavimento non ci siamo resi conti. Magari il cane li ha rubati dalla tavola o dal luogo che abbiamo scelto per conservare la frutta. Dovremmo sempre prestare la massima attenzione, perché l'uva non va mai data da mangiare al cane, per nessuna ragione al mondo. Il riferimento è sia all'uva, sia all'uva passa.

Ingerendo i chicchi di questo frutto tipicamente autunnale, infatti, alcuni cani potrebbero avere disturbi gastrointestinali, arrivando a soffrire di insufficienza renale acuta, una condizione davvero pericolosa per la salute dei cani. Ovviamente più uva viene ingerita dal cane, maggiori possono essere i disturbi di cui potrebbe soffrire. Inoltre, anche il peso del nostro animale domestico può influenzare la gravità dei sintomi: meno pesa e meno chicchi d'uva possono provocare problemi anche gravi.

Riconoscere i primi sintomi di intossicazione alimentare anche nei cani è fondamentale, per poter intervenire il prima possibile per far stare bene il cucciolo. All'inizio potremmo trovare tracce di uva nel vomito e nelle feci, mentre dopo 5 ore compaiono anoressia, diarrea, sete intensa, letargia. Dopo un paio di giorni si cominciano a notare i segni dei danni ai reni, anche con tremori e disidratazione. Per fare in modo che le cure funzionino velocemente, bisogna intervenire tempestivamente, attraverso la somministrazione di carbone attivo e di un purgante, inducendo anche il vomito se necessario, per non dover ricorrere alla lavanda gastrica.

Ti potrebbe interessare anche:

Iscriviti alla newsletter di donnad

Leggi tanti nuovi contenuti e scopri in anteprima le iniziative riservate alla community.