PSICOLOGIA

Perché crediamo alle favole?

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Credi ancora alle favole? Ecco quello che dice la psicologia in merito.

Se qualcuno ti dovesse chiedere se credi ancora le favole, tu cosa risponderesti: sì oppure no? I bambini adorano quando mamma e papà a casa o la maestra a scuola raccontano le più belle storie che siano mai state immaginate. E anche da grandi non ci dispiace credere nel lieto fine, nella magia, in avventure fantastiche che possono capitare a chiunque, trasformandoci in eroi ed eroine anche solo per un giorno. Ma perché crediamo ancora nelle favole, nonostante la realtà spesso non sia così magica?

Crediamo nelle favole anche una volta cresciuti perché in noi alberga ancora quella parte infantile che ha vissuto con le fiabe ed è cresciuta attraverso storie che hanno permesso di immedesimarsi, aprirsi al mondo, accettarsi, conoscersi, affrontare paure, sognare ad occhi aperti.

Per i bambini le favole e le fiabe, secondo gli psicologi, sono fondamentali, per entrare in contatto con le proprie emozioni, per poter imparare modalità di comportamento, trovare soluzioni ai problemi che potrebbero dover risolvere nella vita di tutti i giorni. Inoltre, con le favole riusciamo a interiorizzare fin da piccini valori che possono tornarci utili anche da grandi. Per questo anche da adulti ci piace credere a racconti fantasiosi che rispecchiano i valori con cui siamo cresciuti e che ci aiutano ancora a trovare di nuovo la fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità, nelle nostre potenzialità, aumentando anche la nostra autostima.

Le favole lette da bambini e da grandi danno una mano a sviluppare e migliorare l'intelligenza emotiva. E poi sin da piccini ci piace poter credere che il lieto fine sia dietro l'angolo, soprattutto per fare tutto il possibile affinché questo si realizzi, impegnandoci giorno dopo giorno. Le storie sono un modo per poter credere di nuovo di potercela sempre fare, sperando anche in un pizzico di magia e di fortuna e dell’intervento di persone che possano aiutarci.

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