I compiti per casa sono mal sopportati da tutti gli studenti che, dopo ore e ore trascorse a scuola, si ritrovano a dover studiare anche tra le mura domestiche. Anche i genitori spesso non li tollerano, soprattutto nei primi cicli di studi dei propri figli, perché bisogna seguirli e, a volte, interpretare quello che c'è scritto di fare, non sempre di così facile interpretazione. Alcuni professori li adorano e riempiono i bambini di compiti, soprattutto durante le vacanze e nei weekend. Altri, più magnanimi, li evitano come la peste. Tutti si chiedono chi ha inventato i compiti per casa.
Secondo alcune ricerche, pare che i compiti per casa, utili per poter consolidare quanto appreso a scuola durante le ore di lezione, risalgono addirittura al periodo dell'Antica Grecia. Gli studenti anche all'epoca studiavano a casa e non solo a scuola, facendo esercizi di calcolo e di scrittura per mettere a frutto quello che in precedenza gli insegnanti avevano spiegato loro. Erano anche soliti studiare molto.
Al XVII secolo, invece, risalgono i compiti a casa come li conosciamo noi oggi. I bambini all'epoca andavano a scuola per poche ore al giorno, per questo gli insegnanti erano soliti assegnare degli esercizi, sempre di scrittura e di calcolo, da fare a casa, insieme ad esercizi creativi, come ad esempio il disegno. In questo modo si poteva comprendere a che livello fosse arrivato ogni alunno.
Da allora in tutte le scuole di ogni ordine e grado (fatta eccezione, ovviamente, per la scuola dell'infanzia) si fanno i compiti a casa. Anche se non tutti sono d'accordo sul fatto che siano davvero così utili come sembra. Ad esempio ci sono paesi del mondo in cui non si danno per niente, mentre altri, come il nostro, dove sono praticamente il fondamento di ogni materia insegnata. Per buona pace degli studenti ancora costretti a farli.
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