PSICOLOGIA

L'autostima è il segreto della felicità

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Il ruolo dei genitori è fondamentale per assicurare al tuo piccolo lo sviluppo di una sana autostima e aiutarlo così nei rapporti a scuola e con i coetanei.

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Un percorso che parte da piccoli

La mancanza di autostima, soprattutto nei ragazzi in età adolescenziale, è spesso un terreno fertile per lo sviluppo di problemi nella riuscita scolastica, nell’integrazione in ambienti nuovi o anche di disturbi più seri come quelli legati alla sfera alimentare.
Un figlio che ha una buona autostima è quindi meno esposto a questi rischi, ma intervenire su questo tratto del carattere del ragazzo quando ormai la sua personalità è già formata è decisamente più difficile.

Ma crescere ed educare un bambino alla stima di sé, aiutandolo a costruire un’immagine positiva di sé giorno dopo giorno, nella sua quotidianità e fin da piccolo è un percorso possibile. È tuttavia necessario evitare alcuni banali errori o frasi che potrebbero indurre nel piccolo dei ragionamenti sbagliati, farlo sentire inadeguato o insicuro.
Gli ambiti nei quali si costruisce l’autostima del bambino sono la famiglia, la scuola, il gruppo dei coetanei e il rapporto con il proprio corpo: in ognuno di questi i genitori giocano un ruolo fondamentale.

Tutti possono sbagliare...

Prima regola per mamma e papà, forse la più difficile da rispettare: cerca di essere soddisfatto di te stesso e di trasmettere la tua gioia di vivere a tuo figlio. Al contrario un genitore insoddisfatto rischia di riversare tutte le proprie attenzioni in modo ossessivo sui figli facendoli sentire sotto pressione e obbligati a primeggiare e ottenere solo vittorie.

Sbagliare invece è lecito e soprattutto... accade! Come comportarsi in questi casi? Ricorda al tuo bambino che ha sbagliato a comportarsi ma non è sbagliato lui: evita quindi frasi come “sei un disastro”, e dì piuttosto “devi imparare a...”. Se a sbagliare invece sei tu ammettilo: il bambino capirà che anche gli adulti possono commettere uno sbaglio, si sentiranno così meno colpevoli e soli nel loro errore, e capiranno che è possibile rimediare.

Se però c’è bisogno di un rimprovero o di un elogio cerca sempre di farlo con parole semplici. A volte gli adulti usano senza rendersene conto l’ironia, che però non ha nessun significato per i bambini: non la capiscono e in questo modo la comunicazione risulta inefficace.

Scuola e sport

I compiti per casa possono trasformarsi in un vero e proprio disastro per l’autostima del bambino, soprattutto se a farli... è la mamma! Infatti se il genitore si sostituisce al figlio nello studio quest’ultimo avrà una sensazione di totale incapacità e inadeguatezza. Il bambino deve invece avere la possibilità di sperimentare e anche di sbagliare: solo attraverso queste tappe sarà in grado di costruirsi una propria autonomia e di capire che è in grado di migliorarsi. Un eventuale insuccesso non va vissuto come una tragedia, ma come una tappa nel percorso: è preferibile qualche brutto voto in pagella che non una serie di successi ottenuti dai genitori.

Come regolarsi invece con la scelta dello sport? Soprattutto se il bambino ha qualche difficoltà scolastica è importante che pratichi un’attività sportiva che gli piace, e che gli permette di esprimersi al meglio. Ci sarà così un ambito nel quale riesce senza problemi, che gli regala soddisfazioni e lo fa sentire a suo agio: questo aumenterà la sua fiducia in se stesso, e di conseguenza avrà anche un effetto positivo sulla sua autostima.

Fratelli e amici

Il confronto è sicuramente importante per la crescita del bambino. Ma quando un genitore istituisce un paragone deve fare attenzione a non farlo in modo mortificante. “Tuo fratello non fa come te” oppure “il tuo amico è più bravo di te” sono frasi che umiliano il bambino e lo fanno sentire ancora più inadeguato. Anche in presenza di coetanei si possono usare frasi come “Puoi fare meglio”, che lo stimolano a migliorarsi e non implicano un giudizio. Sentirsi giudicato mette sotto pressione il bambino e aumenta la sua paura di sbagliare.

Infine niente “etichette”: ripetere in presenza del bambino che è timido, ad esempio, fa sì che lui si nasconda dietro a questo tratto del suo carattere, che anzi lo accentui e soprattutto che percepisca questo come un tratto negativo e immutabile del suo carattere. È bene quindi dare una sfumatura positiva alla cosa parlando di un bambino che “preferisce pensare bene prima di parlare”: la sua caratteristica diventerà una speciale qualità e il bambino non si sentirà imbrigliato in un difetto impossibile da cambiare.

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