PSICOLOGIA

Conflitti verbali

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L'abitudine di vivere insieme fa sì che ci si permetta di passare sopra a molte delle più elementari regole della comunicazione, come quella di ascoltare l'altro e di lasciarlo parlare senza interromperlo.

Spesso ciascuno pretende un'attenzione e una disponibilità che non gli sono affatto dovute e proietta sull'altro pensieri e sentimenti personali, così le risposte che riceve vengono vissute come frustrante incomprensione. E non può essere altrimenti, visto che in realtà, nonostante quello che crede, non è affatto sintonizzato sull'altro e non gli dà il dovuto rispetto.

Insomma, quando si vive in coppia, dopo i primi tempi di innamoramento in cui si presta all'altro la massima attenzione, ciascuno spesso si comporta come se il partner fosse lì solo a proprio uso e consumo e non si accorge affatto di lui. C'è una bella differenza, ad esempio, tra l'entrare in casa dopo il lavoro e cominciare subito a lamentarsi di quello che è successo in ufficio, senza neanche chiedere al proprio partner come sta. E se anche il marito, o la moglie, fosse altrettanto provato da una giornata faticosa? Una lamentela di questo genere gli tappa la bocca e gli impone di assumersi le frustrazioni di entrambi. E' più giusto iniziare il discorso chiedendo prima "a te com'è andata?", così il partner si sente preso in considerazione. L'attenzione che si dedica all'altro lo gratifica, lo bendispone e ritorna indietro come attenzione verso chi ha fatto la domanda

Molto importante è poi rendersi conto dei termini che si usano nel parlare, perché il modo in cui si descrive un'identica situazione le fa assumere sensi diversi. Dire a una persona che non cambia idea "sei un tipo risoluto" è un complimento, mentre non lo è "sei proprio ostinato" e "sei uno stupido testone" è chiaramente un'offesa. Le stesse differenze passano tra "ci hai ripensato", "hai cambiato parere" e "sei venuto meno alla tua parola". Anche per questioni terminologiche nelle coppie si possono scatenare delle vere tempeste in un bicchiere d'acqua. Il risentimento è sempre lì all'erta, pronto a scattare insieme al "tu non mi capisci!"

Accade frequentemente che molti si sentano offesi dal partner non per quello che dice effettivamente, ma perché ritengono di sapere già come la pensa e interpretano le sue parole in base al loro pregiudizio. Quello che succede è che gli mettono in testa i loro stessi pensieri negativi, cioè li proiettano sull'altro. Non si rendono conto che non è il partner, ma sono loro stessi a giudicarsi male e ad avere una cattiva opinione di sé. Queste sono situazioni tanto comuni quanto difficili da risolvere, perché è difficile prendere coscienza di questo meccanismo e spesso nessuno dei due è disposto a cedere.

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