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Liliana Segre: 8 frasi per la giornata della Memoria

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Frasi e testimonianze di Liliana Segre

Liliana Segre fu deportata nel campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz nel 1944. Le frasi tratte dalle sue testimonianze, dai discorsi, dalle interviste, sono significative per la Giornata della Memoria e fanno riflettere sempre, non solo in occasione del 27 gennaio, giorno in cui si ricorda l'Olocausto e lo sterminio di ebrei, omosessuali, zingari, malati di mente, disabili, avversari politici, testimoni di Geova.

La donna ha cominciato a condividere pubblicamente la sua testimonianza sulla Shoah negli anni ’90, e nel 2018 è stata eletta senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.


Liliana Segre: 8 frasi per la giornata della Memoria

Ecco le citazioni da leggere per ricordare la Shoah e lo sterminio di ebrei, zingari, malati di mente, omosessuali

La giornata della memoria si celebra anche con le poesie che ricordano l’Olocausto e la necessità di non dimenticare lo sterminio di ebrei, zingari, omosessuali, malati di mente, disabili, testimoni di Geova, avversare politici.

 

Forse, è proprio questo insegnamento che io spero di riuscire a trasmettere, come nonna: non odiare e non vendicarsi, ma nello stesso tempo non dimenticare. Essere forti per gli altri, oltre che per sé stessi. (Dall’intervista a Vatican News, 27 gennaio 2020)

Io facevo parte di quel gruppo di più di 50 000 prigionieri ancora in vita e che eravamo stati obbligati in quelle condizioni fisiche, senza parlare di che cosa erano quelle psichiche, a cominciare quella marcia, che durò mesi e di cui si parla pochissimo, la "marcia della morte". Quando parlo nelle scuole da nonna, come parlo da nonna da trent'anni a questa parte, dico che ognuno deve, una gamba davanti all'altra, nella vita, non appoggiarsi mai a nessuno, perché nella marcia della morte non potevamo appoggiarci al compagno vicino che si trascinava sulla neve coi piedi piagati come noi e che veniva finito dalle guardie della scorta se fosse caduto, veniva ucciso, nessuno poteva rimanere lì su quelle strade. Traversammo.
Come si fa? Come si fa in quelle condizioni? Perché la forza della vita è straordinaria: è questo che bisogna trasmettere ai giovani di oggi che sono mortificati dalla mancanza di lavoro, mortificati dai vizi che ricevono dai loro genitori molli, per cui tutto è concesso, mentre la vita non è così, la vita poi ti prepara a questa marcia che deve diventare "marcia per la vita".
Noi non volevamo morire. Noi eravamo pazzamente attaccate alla vita, qualunque fosse, per cui, una gamba davanti all'altra, buttarci sui letamai, mangiare qualunque schifezza, qualunque cosa, mangiare la neve dove non era sporcata dal sangue e non domandarci più nient'altro che andare avanti, camminare, camminare. (dal discorso al Parlamento europeo, 29 gennaio 2020)

Lo studio poi fu decisivo al mio ritorno dal lager. Ero un animale ferito, avevo perso mio padre e i nonni, concentrarmi a recuperare gli anni di scuola perduti mi permise di non impazzire (dall’intervista al Corriere della Sera, 30 Agosto 2020)

(…) anche oggi fatico a ricordare, ma mi è sembrato un grande dovere accettare questo invito e avere questa occasione per ricordare il male altrui, ma anche per ricordare che si può, una gamba davanti all'altra, essere come quella bambina di Terezín – chi andrà a Praga o c'è già stato può visitare il museo dei bambini che a Terezín potevano fare le recite o colorare coi pastelli e che poi un giorno furono tutti deportati e uccisi ad Auschwitz per la colpa di esser nati, perché erano bambini e quindi non potevano aver fatto del male a nessuno – quella bambina, di cui non ricordo il nome, che ha disegnato una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati.
Io non avevo le matite colorate e forse non avevo e non ho mai avuto la fantasia meravigliosa della bambina di Terezín. Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati. Questo è un semplicissimo messaggio da nonna che io vorrei lasciare ai miei futuri nipoti ideali: che siano in grado di fare la scelta e con la loro responsabilità e la loro coscienza essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati.
(dal discorso al Parlamento europeo, 29 gennaio 2020)

Un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani. La Memoria è un bene prezioso e doveroso da coltivare. Sta a noi farlo. A che serve la memoria? A difendere la democrazia. (Dalla lettera alla scuola di legalità "Don Peppe Diana" di Roma e del Molise, pubblicata su Orizzonte Scuola)

(…)in effetti eravamo giovani, ma sembravamo vecchie, senza sesso, senza età, senza seno, senza mestruazioni, senza mutande. Non si deve aver paura di queste parole, perché è così che si toglie la dignità a una donna. È così. (dal discorso al Parlamento europeo, 29 gennaio 2020)

Quando sono diventata l’altra e a 8 anni non sono più potuta andare a scuola, (…) ero a tavola, col mio papà e i miei nonni, e mi dissero: “tu non puoi più andare a scuola quest’anno” (…). Chiesi subito perché (…) e mi ricordo (…) gli sguardi, gli sguardi di quelli che mi amavano e che mi dovevano dire che ero stata espulsa perché siamo ebrei e ci son delle nuove leggi per cui gli ebrei non possono più fare questo, questo (…). Una delle cose più crudeli [delle leggi razziali fasciste] fu far sentire i bambini invisibili perché in realtà io lasciai quel banco, obbligata (…) io lasciai le mie compagne, ma furono pochissime, furono solo tre che si ricordarono per tutta la vita di quella compagna di banco, ma la classe non era fatta di tre, le altre non si accorsero che quel banco era vuoto (…) (dall’ultima testimonianza pubblica, Rondine Cittadella della Pace, in provincia di Arezzo, 9 ottobre 2020)

Allora io da tre anni almeno sento che i ricordi di quella ragazzina che sono stata, mentre oggi sono una vecchia di novant'anni, non mi danno pace. Non mi danno pace perché da che sono diventata nonna io, trentadue anni fa, di uno dei miei tre nipoti – per fortuna ne ho tre, oltre che tre meravigliosi figli, e il Parlamento europeo e la non mia estinzione mi sembrano in questo momento lo stesso miracolo, non so se sbaglio, immodestamente, immodestamente – quella ragazzina lì che ha fatto la marcia della morte, quella lì che ha brucato nei letamai, quella lì che non piangeva più, quella lì che cercava la parola comune, quella lì è un'altra da me e io sono la nonna di me stessa. (dal discorso al Parlamento europeo, 29 gennaio 2020)

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