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Primo Levi poesie: le 5 da rileggere per il 27 gennaio

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Una selezione di poesie di Primo Levi

Indice dell'articolo

Primo Levi scrive le sue poesie nell'arco di quaranta anni circa. I versi sono raccolti nel volume "Ad ora incerta".

Così lo scrittore, punto di riferimento per la Giornata della Memoria del 27 gennaio, introduce i suoi versi:

«In tutte le civiltà, anche in quelle ancora senza scrittura, molti, illustri e oscuri, provano il bisogno di esprimersi in versi, e vi soggiacciono: secernono quindi materia poetica, indirizzata a se stessi, al loro prossimo o all'universo, robusta o esangue, eterna o effimera. La poesia è nata certamente prima della prosa. Chi non ha mai scritto versi? Uomo sono. Anch’io, ad intervalli, "ad ora incerta", ho ceduto alla spinta: a quanto pare, è inscritta nel nostro patrimonio genetico. In alcuni momenti, la poesia mi è sembrata più idonea della prosa a trasmettere un'idea o un'immagine. Non so dire perché, e non me ne sono mai preoccupato: conosco male le teorie della poetica, leggo poca poesia altrui, non credo alla sacertà dell'arte, e neppure credo che questi miei versi siano eccellenti. Posso solo assicurare l'eventuale lettore che in rari istinti (in media, non più di una volta all'anno) singoli stimoli hanno assunto naturaliter una certa forma, che la mia metà razionale continua a considerare innaturale».

Qui le frasi di Primo Levi.


Primo Levi: opere

  • Se questo è un uomo;
  • La tregua;
  • Il sistema periodico;
  • La chiave a stella;
  • Se non ora, quando?
  • I sommersi e i salvati;
  • Ad ora incerta.


Primo Levi: poesia "Per Adolf Eichmann"

Per Adolf Eichmann

Corre libero il vento per le nostre pianure
Eterno pulsa il mare vivo alle nostre spiagge.
L’uomo feconda la terra, la terra gli dà fiori e frutti:
Vive in travaglio e in gioia, spera e teme, procrea dolci figli.

… E tu sei giunto, nostro prezioso nemico,
Tu creatura deserta, uomo cerchiato di morte.
Che saprai dire ora, davanti al nostro consesso?
Giurerai per un dio? Quale dio?
Salterai nel sepolcro allegramente?
O ti dorrai, come in ultimo l’uomo operoso si duole,
Cui fu la vita breve per l’arte sua troppo lunga,
Dell’opera tua trista non compiuta,
Dei tredici milioni ancora vivi?

O figlio della morte, non ti auguriamo la morte.
Possa tu vivere a lungo quanto nessuno mai visse:
Possa tu vivere insonne cinque milioni di notti,
E visitarti ogni notte la doglia di ognuno che vide
Rinserrarsi la porta che tolse la via del ritorno,
Intorno a sé farsi buio, l’aria gremirsi di morte.

20 luglio 1960


Primo Levi: poesia "Agli amici"

Agli amici

Cari amici, qui dico amici
nel senso vasto della parola:
moglie, sorella, sodali, parenti,
compagne e compagni di scuola,
persone viste una volta sola
o praticate per tutta la vita:
purché fra noi, per almeno un momento,
sia stato teso un segmento,
una corda ben definita.

Dico per voi, compagni d’un cammino
folto, non privo di fatica,
e per voi pure, che avete perduto
l’anima, l’animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
che mi leggi: ricorda il tempo,
prima che s’indurisse la cera,
quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
dell’amico incontrato per via;
in ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene o per il male
in saggezza o in follia
ognuno stampato da ognuno.
Ora che il tempo urge da presso,
che le imprese sono finite,
a voi tutti l’augurio sommesso
che l’autunno sia lungo e mite.

16 dicembre 1985


Primo Levi: poesia "Il superstite"

Il superstite

Since then, at an uncertain hour,
Dopo di allora, ad ora incerta,
Quella pena ritorna,
E se non trova chi lo ascolti
Gli brucia in petto il cuore.
Rivede i visi dei suoi compagni
Lividi nella prima luce,
Grigi di polvere di cemento,
Indistinti per nebbia,
Tinti di morte nei sonni inquieti:
A notte menano le mascelle
Sotto la mora greve dei sogni
Masticando una rapa che non c’è.
“Indietro, via di qui, gente sommersa,
Andate. Non ho soppiantato nessuno,
Non ho usurpato il pane di nessuno,
Nessuno è morto in vece mia. Nessuno.
Ritornate alla vostra nebbia.
Non è mia colpa se vivo e respiro
E mangio e bevo e dormo e vesto panni”.

4 febbraio 1984

 

Primo Levi: poesia "Almanacco"

Almanacco

Continueranno a fluire a mare
I fiumi indifferenti
O a valicare rovinosi gli argini
Opere antiche d’uomini tenaci.
Continueranno i ghiacciai
A stridere levigando il fondo
Od a precipitare improvvisi
Recidendo la vita degli abeti.
Continuerà il mare a dibattersi
Captivo tra i continenti
Sempre più avaro della sua ricchezza.
Continueranno il loro corso
Solo stelle pianeti e comete.
Anche la Terra temerà le leggi
Immutabili del creato.
Noi no. Noi propaggine ribelle
Di molto ingegno e poco senno,
Distruggeremo e corromperemo
Sempre più in fretta;
Presto presto, dilatiamo il deserto
Nelle selve dell’Amazzonia,
Nel cuore vivo delle nostre città,
Nei nostri stessi cuori.

2 gennaio 1987


Primo Levi: poesia "Se questo è un uomo"

Shemà

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

10 gennaio 1946

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