DONNE E LAVORO

Gabriella: “Ho inventato un lavoro unico che mi fa sentire forte”

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Partire da quello che per molti può sembrare un limite insuperabile e trasformarlo in un punto di forza. Gabriella, sordomuta dalla nascita, ci racconta come ha realizzato il suo sogno da Consulente Culinaria Tupperware.

Si può trasformare un proprio limite in un punto di forza? A quanto pare sì, noi abbiamo incontrato una persona che di questo “limite” ne ha fatto un lavoro, superando se stessa e le proprie paure.

Gabriella ha 39 anni, è nata sordomuta e ha sempre creduto di non potersi fare avanti in nessun campo lavorativo, a causa del suo limite fisico. Un giorno però qualcosa cambia: le viene data l’opportunità che l’aiuterà a mostrare finalmente la forza che si nascondeva da sempre dentro di lei.

Gabriella, quali sono state le sfide che inizialmente hai affrontato?

Il mondo visto dai sordomuti è molto particolare, e direi anche diverso da come lo percepiscono le persone che non hanno questo problema. Ci sono esperienze che per noi costituiscono un limite a volte invalicabile. Così fino ai miei 21 anni mi sono accontentata di svolgere qualche lavoretto da casa, come il ricamo o la confezione di bomboniere. Poi mi sono sposata e ho avuto le mie tre figlie. Così per un bel po’ di tempo ho deciso di concentrarmi solo sulla splendida famiglia che stavo costruendo.

Quando sei entrata a contatto con Tupperware?

Poco dopo essermi sposata ho incontrato Maria, una consulente Tupperware che conosceva il linguaggio dei segni. Lei mi ha spiegato cosa faceva e mi ha proposto di mettermi in gioco e provare a organizzare qualche Atelier. Ci ho provato per qualche tempo, ma senza grande successo. Questo perché in quel periodo ero ancora molto insicura, e non credevo che sarei mai riuscita a svolgere un lavoro del genere. Mi sbagliavo di grosso, ma ancora non lo sapevo.

Cosa ti ha fatto a cambiare idea?

Io stessa. Mentre anche la mia ultima figlia cresceva ho cominciato a pensare al mio futuro e a quello che avrei voluto fare. È vero, le mie amiche mi hanno incoraggiata molto a prendere una decisione, e anche mio marito faceva il tifo per me. È così che mi sono fatta forza e ho deciso di crederci di nuovo, ma questa volta per davvero. Ho richiamato Maria e le ho detto con convinzione: “Voglio una seconda chance”.

Cosa ha determinato il tuo successo al secondo tentativo?

Ho iniziato a organizzare Atelier esclusivi per persone sordomute. Più lavoravo, più mi rendevo conto che stavo facendo una cosa bellissima per me stessa, ma soprattutto per chi partecipava: la nicchia dei sordomuti è spesso trascurata e io ero perfettamente consapevole di questo. Così la voce si è sparsa nella mia zona e tante persone hanno cominciato a chiedere di partecipare ai miei Atelier. Alcune donne tra di loro sono anche diventate mie incaricate dopo che ho ricevuto la promozione a capogruppo.

Pensi di essere riuscita a superare i tuoi limiti?

Non li ho superati, ho fatto di meglio. Li ho sfruttati e ho fatto di loro un mio punto di forza. Grazie a loro oggi ho un lavoro unico che amo con tutta me stessa e mi fa sentire forte. La cosa bella è che vedo ogni giorno donne che si lasciano ispirare da me e dal mio percorso. Sono fiera di dove sono arrivata e vorrei che tutte le donne capissero quante cose possono fare usando unicamente le loro risorse innate. 

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