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Congedo di maternità e congedo di paternità

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Spunti di riflessione sulle differenze fra il congedo maternità ed il congedo paternità.

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Congedo maternità e congedo paternità

Quando nasce un bambino sono tanti gli interrogativi che mamma e papà si pongono. Burocrazia e congedo dal lavoro diventano i quesiti principali e le tematiche dove si annida il maggior numero di dubbi perché le regole sono particolarmente diverse da caso a caso.
Ecco un piccolo decalogo per affrontare senza dubbi le casistiche di maggior frequenza, restando informati sui diritti che spettano alla coppia di genitori.

Cos’è il congedo parentale?
Con congedo parentale si intende l’astensione facoltativa dal lavoro di entrambi i genitori usufruibile fino al compimento dell’ottavo anno di vita del bambino che, anche in caso di usufrutto in contemporanea da parte di mamma e papà, non potrà comunque superare i 10 mesi complessivi. Ne hanno diritto tutti i lavoratori e lavoratrici dipendenti  (esclusi quelli a domicilio o addetti ai servizi domestici), mentre le lavoratrici autonome potranno beneficiare per un massimo di tre mesi entro l’anno di vita del bambino.
La retribuzione prevista è al 30% dello stipendio per i primi 6 mesi, sia che ad usufruirne sia il padre o la madre) e assente per i restanti mesi di congedo, salvo rare eccezioni che dipendono dal reddito.

In cosa consistono i permessi per allattamento?
Poiché l’allattamento durante i primi mesi è fondamentale per creare un legame di sicurezza mamma-bambino, la madre lavoratrice ha diritto, entro il primo anno di vita del bambino, ad usufruire di permessi giornalieri interamente retribuiti per poter allattare. Le ore di cui poter usufruire sono 2 se l’orario di lavoro è superiore alle 6 ore giornaliere, 1 ora se inferiore.

I diritti per i casi particolari
Quando il bambino non è uno, ma siamo di fronte ad un parto gemellare, il periodo di congedo parentale non segue le stesse tempistiche del parto singolo, perché moltiplica per due le possibilità che i genitori hanno di usufruirne, anche contemporaneamente. A prescindere dal numero dei gemelli, raddoppiano inoltre i riposi orari giornalieri e i permessi per allattamento le cui ore aggiuntive possono essere utilizzate anche dal padre con giuntivamente, o meno, dalla madre.

Da considerare sono anche i diritti dei genitori di bimbi portatori di handicap. Se quest’ultimo è grave, ovvero riconosciuto dalle commissioni mediche di invalidità civile, le agevolazioni si misurano nel prolungamento dell’astensione facoltativa o in un maggior numero di ore di permessi giornalieri o mensili a disposizione del genitore.

È in arrivo un’adozione!
La stessa normativa è prevista ugualmente anche per i genitori che hanno deciso di adottare o di prendere in affidamento un bambino. I congedi, in questo caso, possono anche essere richiesti per coprire i periodi di permanenza all’estero qualora l’adozione sia internazionale.

Se il piccolo è malato
Quando il piccolo si ammala, se nei primi 3 anni di vita, il genitore ha la possibilità di assentarsi dal lavoro senza un limite di tempo per assisterlo. Dai 3 agli 8 anni di vita, invece, i permessi per malattia sono limitati a 5 giorni all’anno e, oltre a non essere chiaramente retribuiti, prevedono la presentazione al datore di lavoro di un certificato del pediatra.

In cosa consiste il congedo di paternità?
Di recente modifica sono invece le norme sul congedo di paternità. Dal 1° gennaio 2013, la legge 92/2012, ovvero la Legge Fornero, ha introdotto per il biennio 2013-2015 il congedo di paternità, ovvero un giorno di congedo obbligatorio usufruibile dal papà entro i primi 5 mesi di vita del piccolo. Il congedo facoltativo di due giorni è inoltre un’ulteriore possibilità che viene data ai padri che si vogliano sostituire alla madre nei primi 5 mesi di vita de piccolo. Questi giorni verranno sottratti al periodo di congedo obbligatorio della madre.

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