La mostra Animal House rientra, come la precedente Non sono una signora (rassegna di oggetti con nome di donna), nel progetto denominato Le parole e le cose, un’iniziativa volta a tracciare nuovi possibili percorsi di lettura della storia dell’Italian Style.
Gli oggetti esposti, che fanno parte della collezione permanente della Triennale di Milano o sono stati selezionati per l’occasione, danno vita ad un vero e proprio zoo, suddiviso in quattro famiglie: tra gli animali terrestri spiccano la lampada Cobra disegnata da Elio Martinelli nel 1968, che ricorda un rettile pronto all’attacco, e il porcellino multiuso Piggy, seduta firmata nel 1991 da Anna Castelli Ferrieri e prodotta da Matteograssi. In un mare immaginario sguazzano i 16 Pesci di Enzo Mari (un gioco di Danese) e Folpo, il divertente frullino-misuratore nato nel 1998 dalla matita di Marta Sansoni per Alessi.
Appartengono invece alla famiglia dei volatili Cicognino, il tavolino servomuto con una gamba che si fa collo di Framco Albini, la panca Mariposa messa in produzione da Zanotta nel 1989, e l’originale chaise longue Bird, le cui forme ricordano due ali in posizione asimmetrica (progettata da Tom Dixon per Cappellini nel 1990). Non mancano infine, oggetti che evocano creature esotiche o fantastiche, come la seduta Moby Dick di Rosselli o il gatto Meoromeo di Bruno Munari, o ancora la lampada Chimera di Vico Magistretti.
Questa tendenza zoofila del design italiano non è liquidabile come elemento accidentale o occasionale: rinvia piuttosto a un complesso meccanismo simbolico che tende a collocare negli ambienti domestici sostituti o surrogati oggettuali di quel mondo animale che è stato inevitabilmente espulso dalle nostre case. Ciò accade con gli oggetti comuni e anonimi che hanno ormai assunto forme stereotipate di animali (i salvadanai a forma di porcellino, i salva spifferi a forma di bruco), ma anche con i prodotti in serie del design più sperimentale. Quasi tutti i più importanti designers italiani sono stati affascinati dal mondo animale e naturale, traendone ispirazione per creare oggetti zoomorfi o zoonomi: da Munari (la scimmietta Zizì) a Castiglioni (la lampada Gatto), da Gae Aulenti (la lampada Pipistrello) a Marco Zanuso (la seduta Lombrico). Attraverso la loro presenza la casa si anima come uno zoo virtuale e il rimosso dell’animalità riemerge dentro la ratio tecnologica e moderna del progetto.
Animal House
Curatore: Silvana Annicchiarico
Allestimento: Giancarlo Basili
Fino all’8 settembre 2002
Orario: 10-20 continuato, chiuso il lunedì
Ingresso libero
Triennale di Milano
Viale Alemagna 6
20121 Milano
Tel. 02-724341