I cambiamenti climatici possono avere ripercussioni pesanti sulla nostra vita, anche per quello che riguarda gli alimenti che portiamo ogni giorno sulle nostre tavole. Secondo un sondaggio condotto da Coldiretti, i cambiamenti climatici potrebbero mettere a rischio la frutta estiva, quella che tutti aspettiamo ogni anno con ansia, perché succosa, profumata, gustosa, ricca di nutrienti utili per la nostra salute.
Gli effetti dei cambiamenti climatici, infatti, hanno ripercussioni importanti su tutti gli alberi da frutto, che al loro "risveglio" dal lungo sonno invernale potrebbero ritrovarsi con qualche brutta sorpresa. Il clima sta cambiando e sempre più spesso notiamo gelate tardive, anche nei mesi di marzo e aprile, che provocano danni incalcolabili ai raccolti di quei frutti che di solito mangiamo durante la bella stagione.
L'analisi di Coldiretti, infatti, ha spiegato che stiamo perdendo quasi un frutto su due a causa degli sbalzi di temperature registrati in primavera. Un calo drastico, dunque, per il raccolto delle ciliegie, delle pesche nettarine, delle albicocche. Se la produzione agricola diminuisce, i prodotti della natura che di solito siamo soliti mangiare con gusto in estate potrebbero non essere più disponibili. O comunque avere prezzi elevati per la scarsa disponibilità. Sul mercato potrebbero arrivare frutti coltivati a chilometri di distanza, rendendo vana la buona abitudine di comprare sempre più prodotti a chilometro zero.
Il riscaldamento globale, che provoca eventi atmosferici sempre più estremi e disastrosi, temperature calde anomale fuori stagione e gelate e abbassamenti improvvisi sul termometro, in periodi dell'anno che di solito registrano medie ben più alte, è la causa di raccolti poco soddisfacenti. Se a questo aggiungiamo l'aumento di parassiti che con l'umidità proliferano maggiormente sugli alberi da frutto, anche altri prodotti della terra potrebbero essere a rischio questa estate. I cambiamenti climatici hanno risvolti su ogni aspetto della nostra vita e non dobbiamo più sottovalutarlo.