DONNE E LAVORO

Giulia Caminada: "Ho messo in posa tutto il paese di Barni"

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Giulia Caminada insegnante e ricercatrice, ha riportato nel presente la cultura popolare di Barni, piccolo e affascinante borgo del Triangolo Lariano. “Un paese in posa” è un progetto etnografico esteso sul territorio: Giulia Caminada ha realizzato più di 700 ritratti in due anni, una mostra, un libro, una galleria fotografica a cielo aperto per raccontare antichi mestieri, oggetti d’altri tempi, una comunità con la sua storia e la sua lingua.

Com’è nato il progetto Barni?

Bisogna partire da lontano. Insegno materie letterarie nelle scuole medie dell’Istituto comprensivo G. Segantini di Asso, in Vallassina. Allo stesso tempo, sono da sempre appassionata di sociologia, etnografia, antropologia culturale e dialettologia. Da una trentina d'anni faccio ricerca occupandomi di varie relatà della provincia di Como, la Val Cavargna e l’Erbese. Ho pubblicato varie ricerche come il “Vestiario popolare lariano” che racconta i costumi nel mondo contadino fino agli anni '20 oppure il “Vocabolario dei dialetti di Barni” in collaboorazione con la cattedra di Sociolingistica Università degli Studi di Milano-Bicocca. Quest’ultimo è un autoritratto linguistico del pasee, non uno studio da dialettologo ma di linguistica della percezione: ci davamo appuntamento nei bar e le persone dicevano cosa volevano salvare della loro lingua. Era aperto a tutti ma naturalmente venivano soprattutto i più anziani, recuperando le parole legate alla stalla, alla casa, al ciclo della vita. Da qui al ritratto fotografico, il passo è stato breve.

Qual è il tuo rapporto con la fotografia?

Mi ha sempre appassionato molto ma da dilettante.  Per tanto tempo, non ho mai avuto la macchina fotografica con me al momento giusto per usarla come strumento di ricerca. Non osavo. Però pensavo in continuazione che mi sarebbe stata utile come supporto alla documnetazione e avrei avuto molto materiale in più da conservare. A in certo punto mi sono buttata. Ho tentato con altri piccoli progetti ma sapevo che dovevo assolutamente imparare a fare dei ritratti. Non posso dire di essere diventata brava ma mi interessava soprattutto rispondere a una domanda: a Barni esisteva il sentimento di identità e poteva essere fotografato? In qualche modo sono riuscita a dimostrarlo.

Quali partner ti hanno sostenuto?

“Un paese in posa” è stato possibile grazie al supporto dell’Associazione CulturaBarni e di Regione Lombardia. Ho scritto una lettera aperta di invito ad aderire al progetto e il Comune si è fatto carico di inviarla a tutti gli abitanti del paese attraverso i propri elenchi. Per me era importante che tutti avessero la possibilità di partecipare. Il sostegno emotivo invece l’ho avuto da tutti quelli che hanno partecipato di slancio, con un sorriso.

Quanto tempo hai impiegato per realizzare “Un paese in posa”?

Ci sono voluti circa due anni. Barni ha circa 600 abitanti e ho cercato di fotografare almeno un membro di ogni famiglia. Dopo aver visto la mostra e il libro, altre persone si sono fatte fotografare: molti hanno un legame con il paese anche se sono anadate a vivere altrove e magari hanno tenuto la casa dei nonni per l’estate. Barni è frequentata anche da una fetta di villeggianti storici che vengono anche da 70 anni: hanno comprato o costruito le loro case delle vacanze e si sono integrati nel paese. Farsi fotografare è stato un modo in più per essere accettati nella comunità, perché tutti fossero più aperti socievoli e collaborativi.

Qual è stato il passo successivo?

Dopo la prima mostra nella sala consigliare di Brani nel 2016, abbiamo realizzato 40 gigantografie che sono state appese lungo le strade. Questa iniziativa ha creato l’entusiasmo di chi vede casa propria arredata a festa, così l’anno successivo ho proposto alla biblioteca pubblica di allestire la mostra in modo semipermanente. Abbiamo stampato le fotografie su alluminio e le abbiamo disposte con un percorso ad anello nel vecchio nucleo del paese, cercando di fare l'abbinamento tra la casa e la persona fotografata, se ci viveva ancora o ci era nata.

Tirando le somme?

Ho presentato il percorso fotografico alla Borsa del Turismo: Barni si sta muovendo per rientrare nell'importante circuito del lago di Como, intercettando il flusso turistico che volente o nolente attraversa il borgo, mettendo in luce la tradizione senza essere nostalgici, con un linguaggio attuale, con una lettera al futuro.

Quali progetti hai per il futuro?

Ho scelto di insegnare, amo molto il mio lavoro. Ho avuto la possibilità di portare nella scuola i miei progetti e continuerò a farlo. Con gli studenti e un coordinamento di insegnanti abbiamo creato una mappa di comunità della Vallassina e Alta Brianza.

Voglio tenere accesa la fiamma della tradizione parlando ai ragazzi di oggi. Per farlo, bisogna rielaborare quello che viene dal passato con metodi recenti.

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