PRIMA INFANZIA

Digli di no!

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I no fanno crescere: ma qual è il modo migliore per riuscire a dirgli di no?

Specialmente se chi lo riceve è soltanto un bambino che ancora non può capire tutto e che deve ancora crescere. Appunto, deve crescere. E per farlo nel modo migliore ha bisogno anche dei nostri no, se non soprattutto dei nostri no. Questa è la tesi della psicoterapeuta inglese Asha Phillips che ha scritto il libro I no che aiutano a crescere, uscito nel 1999 (ed. Feltrinelli), che in Italia continua a riscuotere successo, dimostrando che nel nostro paese il tema da lei affronatato è molto sentito. Un altro libro pubblicato di recente, Se mi vuoi bene dimmi di no (ed. Franco Angelo), della psicoterapeuta Giuliana Ukmar, condivide il medesimo punto di vista. Non si tratta del solito luogo comune che vede in tutti i figli di quest'epoca di benessere dei bambini viziati. Certamente i bambini che si incontrano nelle nostre città sono sempre più rumorosi, maleducati e irrispettosi, accompagnati da genitori quasi sempre silenti e permissivi all'eccesso. Il problema, però, è ben più serio e complesso.

Attraverso un'educazione a senso unico, fatta soltanto di approvazioni, ai bambini viene negata la possibilità di diventare grandi, pronti a gestire i no che la vita sicuramente prima o poi sfodererà anche per loro. Si troveranno così in grande difficoltà e non sapranno che cosa sarà meglio fare, rischiando di commettere delle sciocchezze. Meglio, dunque, senza dubbio, imparare a dire ai propri bambini qualche no per tempo, quando ci vuole. Vincere le proprie remore o esitazioni sarà più semplice pensando che dopotutto lo si sta facendo per il loro bene, oltre che perché è giusto. Bisogna iniziare con calma, dicendo tantissimi sì e qualche no, soltanto se è veramente necessario. L'importante è non lasciar correre dimostarndo indulgenza quando non si dovrebbe.

Ma il no serve tantissimo anche per un altro motivo: la frustrazione. Tale sentimento, da sempre ritenuto negativo, ha invece un'importante funzione positiva perché costituisce uno stimolo allo sviluppo. Quando un bambino non ottiene ciò che vuole prova frustrazione e si dà da fare, cerca una soluzione o un'alternativa. Ciò contribuisce al suo processo di crescita. Se, invece, riesce sempre ad avere tutto quel che chiede si immobilizza, diviene passivo, non cresce. Ben vengano i no, dunque, che devono essere calibrati e irremovibili, cioè senza trasformarsi in altrettanti sì sotto la pressione delle richieste del piccolo. Nulla di più sbagliato che tornare sui propri passi una volta detto un no: per il bambino infatti i genitori sono più forti di lui. Se li vedrà recedere semplicemente perché ha fatto qualche capriccio, si chiederà se essi sono davvero così forti e se sono in grado di proteggerlo dai pericoli esterni. Meglio, piuttosto, dire subito di sì che opporre un no poco convinto, destinato a mutarsi in sì comunque.

Attenzione però! Non è facile dire di no ai figli, anche per un altro tipo di resistenza con cui dover fare i conti. Avviene di frequente che il bambino faccia passare la sua richiesta per una normale esigenza, cui tutti gli altri genitori dei suoi amici hanno acconsentito senza fare storie. Perciò il singolo genitore si trova in una posizione isolata, a ricoprire l'antipatico ruolo del cattivo, contrapposto ad una schiacciante maggioranza di genitori "buoni". È importante, in simili casi, poter contare sull'appoggio di un altro adulto - l'altro genitore, o i nonni - per ristabilire l'equilibrio necessario ad affrontare la questione. Infine un consiglio molto utile se hai un bambino piccolo: leggigli le fiabe! Imparerà molto dalla lettura dei racconti perché potrà operare dei confronti e avrà uno strumento in più per valutare la realtà che lo circonda. Attraverso le fiabe i bambini possono formarsi una propria morale, capire ciò che è giusto e sbagliato, riuscendo ad accettare più volentieri le piccole e grandi avversità della vita, così come un rifiuto, giusto, ma duro da digerire, della propria mamma.

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