DONNE E LAVORO

Casalinga: storia e status di un mestiere (ancora) sottovalutato

LEGGI IN 3'
Il ruolo di casalinga è ancora molto discusso da chi non lo considera un mestiere vero e proprio

Si scrive casalinga, si legge angelo del focolare, donna che si occupa del benessere della casa e della famiglia, governante, infermiera, in poche parole tuttofare. Un ruolo di grande responsabilità e fatica, che richiede energia e capacità di problem solving, ma che non ha un prezzo, nel senso che no, a fronte del notevole impegno, non recepisce stipendio.

Da anni, nell’immaginario di molti, la casalinga italiana è un animale mitologico, composto da una parte di moglie, una di madre, l’altra di colf e spesso anche badante. Ci viene da ridere a denti stretti a come Franca Rame l’avesse disegnata in modo delizioso e triste, nel suo Tutta Casa, Letto e Chiesa, esasperando i cliché del ruolo, ma restando anche tanto nei binari del reale.

Il mestiere di casalinga si perde nella notte dei tempi, un riflesso di un’idea ancestrale che vuole il maschio della specie provvedere al sostentamento del suo nucleo, la femmina a badare al nido e alla prole. Difatti, si deve aspettare il 1995, per vedere riconosciuto in Italia il ruolo di casalinga come lavoro grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale.

Lo ha detto la Corte, come scritto, appellandosi al Titolo III della Costituzione, art. 35, dove si legge che “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni”. Ebbene, cos’è davvero fare la casalinga se non lavorare e farlo per il benessere di quella piccola parte della comunità che è il microcosmo famigliare?

Il mestiere di casalinga: cosa dice la legge

Non ha un contratto e non ha uno stipendio, vero, ma il legislatore ha voluto comunque dare a questa figura qualche tutela, come poter aderire ad un fondo pensionistico per questa categoria, ma anche la possibilità di stipulare un’assicurazione che metta la donna al riparo dai rischi e dalle conseguenze che il lavoro domestico può comportare.

Non tutti ne sono al corrente, ma esiste un Fondo Casalinghe INPS a cui ci si può iscrivere, a patto di avere un’età compresa tra i 15 ed i 65 anni e rientrare in pochi altri requisiti. Ci vogliono 5 anni di contributi versati per avere la possibilità di ricevere una pensione di inabilità o di vecchiaia, mentre con la legge n. 493 del 1999 si è ufficializzato lo status di lavoratrice in ambito domestico.

Questo significa vedere riconosciuta la tutela della propria salute e l’incolumità durante lo svolgimento dell’attività in questione. Ad oggi, se si hanno i requisiti di legge, esiste un’assicurazione obbligatoria Inail per persone che si occupano in maniera gratuita, abituale ed esclusiva dei lavori domestici.

Il versamento è minimo (meno di 13 euro all’anno), ma se consideriamo che l’Istat conta circa 3 milioni di incidenti domestici annuali, capiamo quanto le tutele non siano mai abbastanza. La Cassazione ha anche sostenuto la questione del risarcimento del danno in caso di incidente stradale, perché le inabilità derivate possono incidere sullo svolgimento dell’attività di casalinga.

Inoltre, da poco è stato anche introdotto il cosiddetto Bonus Casalinghe per dare un supporto. Si tratta di un finanziamento, istituito dal Decreto Agosto 2020, rivolto a donne e uomini che svolgono attività gratuita in ambito domestico. Col bonus si può accedere a corsi di formazione gratuiti digitali, mirati sia ad incrementare le opportunità professionali di chi li segue, sia a favorire l’inclusione sociale.

E la società civile cosa pensa?

Lo Stato pensa, lo Stato fa e questo non può che inorgoglirci tutti, indipendentemente dal ruolo che ciascuno di noi ricopre nella società civile. Sicuramente ci sono però ancora dei  problemi da risolvere, come la corretta informazione sui benefici riconosciuti alla categoria. Per questo, fortunatamente, esistono associazioni come Federcasalinghe, pronte a fare luce su ogni questione.

Il secondo problema, più antipatico, è il pensiero della massa, ancora troppo spesso portato a sottovalutare l’importanza della figura della casalinga. Eppure la casalinga, quella degli anni 50come anche la guerriera metropolitana moderna che porta i figli a scuola, stira, cucina e bada alla casa, non ha solo mani che lavorano, ma anche una testa e un cuore. Quest’ultimo con una marcia in più, perché di cuore ce ne vuole davvero tanto per occuparsi e preoccuparsi delle necessità di tutti, spesso senza riconoscimento o un grazie in cambio.

E ci vuole anche grande autocontrollo per non ascoltare la testa, che a volte suggerisce di rassegnare le dimissioni o quantomeno mettersi in sciopero. Ma si sa, quando ami la tua azienda, passi sopra a tante cose, giusto? E questo amore, ammettiamolo, merita un grande rispetto.

Ti potrebbe interessare anche:

Iscriviti alla newsletter di donnad

Leggi tanti nuovi contenuti e scopri in anteprima le iniziative riservate alla community.