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Cos'è il caffè sospeso, la tradizione napoletana che ha conquistato il mondo

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Il caffè sospeso è una buona pratica di tipo "sociale", partita da Napoli alla conquista del mondo

La tradizione del caffè sospeso nasce a Napoli, ma sulle sue origini storiche si discute ancora oggi. C'è chi lo farebbe risalire al periodo post seconda guerra mondiale, quando chi si poteva permettere un caffè al bar, bevanda che per ogni napoletano è culto, lasciava un extra al gestore per permettere a chi veniva dopo e non poteva pagare, di poter godere ugualmente del caffè mattutino.

Secondo alcuni invece la nascita del caffè sospeso si perderebbe nei meandri della storia e deriverebbe dalla confusione generata dai gruppi di amici che si trovavano al bar a fare colazione insieme. In questo caso i conti non tornavano mai per "eccesso", ma visto il cuore generoso del popolo napoletano, anziché chiedere al barista di ricevere indietro il denaro in più, l'abitudine è diventata di lasciare appunto il caffè sospeso, per gli avventori in difficoltà della giornata.

La tradizione made in Napoli, che resiste ancora oggi più forte che mai, ha in realtà superato i confini partenopei, diventando una bella abitudine estesa al resto d'Italia, ma addirittura del mondo. Per quanto riguarda il nostro stivale, il caffè sospeso è diventata tradizione in molti bar in giro per le nostre città, da Roma fino a Milano, passando per le isole.

Molti locali hanno anche ampliato la scelta, permettendo ai propri clienti di lasciare sospesa un'intera colazione, un tramezzino o un piatto della casa. In questo modo si lascia la possibilità a chi non può permettersi un pasto, di approfittare della generosità di chi è venuto prima.

Da qualche anno è nata anche la cosiddetta Rete del Caffè Sospeso, che raccoglie associazioni di mutuo soccorso, rassegne ed eventi dedicati innanzi tutto al principio degli zero sprechi, a vantaggio dell'utilizzo delle risorse alimentari per venire incontro alle necessità di tutti.

Ma la cosa più interessante è che il rito del caffè sospeso ha avuto eco anche fuori dall'Europa. Questo quando il food blogger Corby Kummer ha parlato di questa abitudine tutta italiana sulle pagine di The Atlantic, chiedendo alle catene come Starbucks di proporre anche ai propri avventori di lasciare un caffè sospeso.

L'articolo ha fatto eco ad un altro articolo uscito sul New York Times, in cui si elogiava la bontà d'animo di noi italiani, lodando l'idea socialmente utile di lasciar pagato un caffè ad un perfetto sconosciuto, senza quindi pretendere nulla in cambio, neppure uno sguardo riconoscente.

Il che fa bene al cuore di chi dona, ma anche e soprattutto alla vita di chi riceve.

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