Dati affatto incoraggianti che ci giungono dal settimanale francese Le Point, confermati da esperti italiani e dai più recenti numeri Istat: le 52.323 separazioni del ’95 salgono a 71.979 nel 2000 e i 27.038 divorzi del ’95 diventano 37.573 nel 2000. Ai quali è bene aggiungere che il 21% delle istanze proviene da coniugi uniti da meno di cinque anni.
I principali campanelli d’allarme si possono elencare così: l’intolleranza reciproca per tutto quello che fa il partner, il desiderio sempre minore di fare l’amore, dunque il rifiuto anche della comunicazione fisica che si ha affidando il proprio corpo all’altro, accampando sempre più spesso la fragile scusa della stanchezza, iniziare a pensare e poi parlare al singolare: …. Io faccio, io andrò in vacanza…
Considerato questo cosa fare allora quando la crisi si avvicina? Concentrarsi su un nuovo progetto di vita comune come l’acquisto di una casa o un viaggio, quasi fosse una fuga terapeutica. Evitare di fare l’amore: non viverlo come fosse un dovere può aiutare a riscoprire una nuova confidenza fisica. Sforzarsi di riprendere il dialogo col partner, parlare apertamente dei problemi in corso, concedendosi ad esempio una mezz’ora a testa ogni sera. Cercare l’appoggio di aiuti esterni: consultori, terapeuti o medici di base, parrocchie o anche amici o genitori, ma prestando molta attenzione a quest’ultimi specie se la coppia è giovane. E’ comunque bene ricordare che spesso il delegare all’esterno può essere deleterio, quando invece la soluzione riguarda esclusivamente i due partner.
Ma allora come riconoscere la coppia che funziona? Fondamentalmente quella in cui ci sia una buona affinità di pelle tale da facilitare il fatidico passaggio dall’innamoramento all’amore. Assurdo infatti credere che la carica erotica e passionale dei primi mesi duri per sempre. Il sesso erroneamente è diventato il paradigma della felicità della coppia con aspettative sproporzionate alla sua stabilità. Rimangono vulnerabili tutte quelle unioni in cui l’esaltazione scaturiva dalla novità non dall’affinità di pelle, coppie in cui manca la maturità necessaria per costruire un progetto di vita insieme. Consideriamo infine che viviamo tempi in cui gli spazi liberi si sono drammaticamente ridotti anche se questo non deve da solo giustificare una crisi. Ma in cent’anni di storia molto è cambiato. Prima il matrimonio veniva deciso dalla famiglia, poi è diventato scelta romantica, attualmente si vive nella fase del dominio emozionale che segna una specie di ritorno all’arcaico: “sto con te finché mi emozioni fisicamente”, atteggiamento sbagliato e causa di profonda instabilità sociale. Possibili interventi? Imparare a ripensare la coppia accettando di rimettersi in discussione.
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