DONNE E LAVORO

Quando la dieta non funziona: la psicologa ti spiega perché.

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Non è questione di motivazione o di volontà: a volte semplicemente la dieta dà risultati deludenti perché sembra impossibile da seguire. È a causa tua o della dieta? In questa intervista, la psicologa Anne Gallès ti spiega che il senso di colpa nei confronti del cibo è il primo ostacolo da abbattere per ottenere la forma fisica che desideri.

Noi donne siamo celebri per non essere mai soddisfatte del nostro aspetto estetico, alla rincorsa di una forma – e di una taglia – dettata da canoni di bellezza a cui cerchiamo di aderire, spinte dalla vanità ma anche da tanti stimoli esterni come la pubblicità e la moda. Anche tu sogni di indossare perfettamente i leggings effetto seconda pelle ultima moda e hai provato qualsiasi dieta che però sembra non funzionare? La risposta è da cercare nella tua mente, come spiega la psicologa Anne Gallès, specializzata in alimentazione intuitiva.

Perché la dieta del momento non funziona?

Innanzitutto affrontando il discorso delle diete che non funzionano, dobbiamo separare l'aspetto salutistico da quello estetico. In questo discorso ci concentreremo solo su quest'ultimo perché l'immagine corporea per le persone è molto importante e le donne sono disposte a fare sacrifici pazzeschi per la bellezza.
Non si tratta però di mancanza di motivazione o scarsa volontà. Le persone spesso si sentono in colpa perché non riescono a stare a dieta ma questo è proprio uno dei segnali che indicano che hanno bisogno di un aiuto diverso. Il senso di colpa associato al piacere del cibo è il più grosso ostacolo da superare.

Quali sono i segnali indicatori che per raggiungere la forma ideale hai bisogno di un aiuto psicologico?

Ad esempio, se sei da sempre a dieta e se non ricordi un giorno - a partire dalla tua adolescenza - in cui non lo sei stata. Se ti senti in colpa dopo aver mangiato qualcosa che ti piace. Se alterni periodi in cui ti controlli tanto ad altri in cui non hai freni. Se, nonostante gli sforzi, il peso non scende ma può persino aumentare. Se hai un rapporto di amore odio con il cibo. Se pensi che l'attività fisica sia fatta per smaltire invece che per sentirti bene e cerchi di trascorrere ore in palestra per compensare gli "sgarri" alimentari. Se decidi di metterti a dieta sempre il giorno dopo – tipicamente il lunedì – e nel frattempo ti abbuffi con quello che noi psicologi chiamiamo "effetto ultima cena".

È importante non aver paura di godersi i cibi che ci piacciono?

La nozione di piacere è fondamentale. Si potrebbe pensare che consolarsi con il cibo non vada bene ma non è vero, perché tutti lo facciamo in un modo o nell'altro. Il cibo ha effettivamente anche una funzione consolatoria e di appagamento. Il vero problema è non riuscirci. Ad esempio, se io mi godo appieno e serenamente un pezzetto del mio cioccolato preferito e riesco ad esserne soddisfatta, probabilmente non cercherò altri sfoghi. Se invece non sono serena, mangiare un alimento confortante attiverà in me il senso di colpa che impedirà la gratificazione: a questo punto, nell'illusione di avere questa gratificazione, andrò avanti a mangiarlo. Come effetto di una dieta restrittiva, se penso che un alimento sia dannoso per il mio peso, mi sarà impossibile raggiungere la soddisfazione mangiandolo, scatenando il classico cane che si morde la coda.

Qual è il circolo vizioso da infrangere per avere successo?

Si chiama "restrizione cognitiva": mi impongo delle regole ma più ne metto, più ne infrango. Il criterio da seguire è ripristinare l'automatismo con cui mi fermo quando sono sazia. Questa capacità ce l'abbiamo tutti quando siamo piccoli. Hai presente che un bambino può lasciare nel piatto anche un pezzetto minuscolo di biscotto e dire che proprio non ce la fa più? È proprio vero. In quel momento si auto-regola. Poi perdiamo questa caratteristica con la cultura e le regole sociali, con le classiche frasi che ci hanno detto come "finisci il tuoi piatto" o "ci sono i bambini africani che muoiono di fame", "se non sei brava vai a letto senza cena" o " se ti comporti bene puoi avere in premio il tuo dolce preferito". Il cibo non deve mai essere un premio o punizione perché è una funzione fisiologica e non un'arma di ricatto.
Non esistono nemmeno cibi vietati, perché se superi il tuo fabbisogno energetico - che tu percepisci sotto forma di fame o sazietà - ingrassi sia con le patatine fritte sia con le zucchine bollite. Se a fine pasto non hai più fame - ma pensi di non aver mangiato sano e per metterti a posto la coscienza aggiungi una mela - probabilmente quella sarà di troppo e ti farà ingrassare.

Come risolvere il problema?

Prima di tutto, bisogna diffidare delle diete miracolose e dell'industria delle diete che promettono risultati eclatanti in breve tempo. Non escludere nessuna categoria di alimento o di cibo, non privarti di niente. Mentre le diete funzionano sempre e solo sul breve termine, lo scopo e ritrovare il tuo peso naturale ascoltando i segnali che ti manda il corpo.

Che cos'è il peso naturale?

Il peso naturale è quello che si ottiene rispettando le sensazioni di fame o sazietà; è il peso per cui è programmato il tuo corpo non la taglia che vorresti avere. Bisogna fare un
lavoro di accettazione - che non vuol dire rassegnazione! - perché nessuno guardandoti negli occhi può dirti qual è il tuo set point. Il peso ideale, per motivi genetici, può aumentare e le diete che portano che portano al famoso effetto yo-yo possono addirittura spostare verso l'alto questo peso naturale.

Chi mi può dare un aiuto valido?

In ogni campo professionale legato all'alimentazione ci sono persone che ti possono aiutare - purché abbiano un approccio moderno – e poi lo psicologo o psicoterapeuta formato in questo settore. Prima di andare da qualcuno, però, rimetti in questione l'idea stessa di stare a dieta, fai sport per sentirti soddisfatta o rilassata e non privarti delle cose che ti fanno stare bene, eliminando il senso di colpa.

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