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Tutto il tempo che vuoi: Francesco Gungui racconta i Millennials alle prese con il cambiamento.

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Le avventure di un trentenne alle prese con un impellente desiderio di paternità, una vita sentimentale complicata e una carriera che va a gambe all'aria da un giorno all'altro nel nuovo romanzo di Francesco Gungui.

Dopo tanti romanzi per un pubblico "young adult", Francesco Gungui torna in libreria con Tutto il tempo che vuoi(Giunti Editore) che racconta le avventure di un trentenne alle prese con un impellente desiderio di paternità, una vita sentimentale complicata e una carriera che va a gambe all'aria da un giorno all'altro. La penna è la stessa - brillante e ironica - che l'ha fatto amare dal pubblico adolescente, applicata a una narrazione moderna che affronta tematiche generalmente più discusse dal pubblico femminile ma che – viste dal punto di vista maschile – completano l'immagine generazionale dei Millennials.

Nella ricerca di un nuovo ruolo, voi donne siete avanti decenni ma sono tanti i giovani uomini che si chiedono "chi sono" "cosa faccio" "dove vado", alla ricerca di una nuova identità. 

La prima cosa che ti chiederai leggendo Tutto il tempo che vuoi – la stessa che si chiedono spesso i lettori di fronte a un romanzo in cui il protagonista ha particolari punti di contatto con il suo autore - sarà: quanto c'è di autobiografico?

Franz è modellato su di me, un io ancora senza figli, che vive nella mia vecchia casa, cucina come faccio io, ama mangiare bere come me, fa il mio stesso mestiere. Ho attinto a piene mani da storie del mio passato mie e dei miei amici, ovviamente lasciando in bilico le identità tra reale e fittizio. Ad esempio una mia cara amica e coinquilina ha veramente mollato tutto per aprire una focacceria a Londra. Le mie storie si avvicinano sempre alla realtà. A certo punto mi sono trovato per le mani un protagonista come Franz che risponde alla domanda "come sarebbe stata la mia vita se non mi fossi sposato?". Hai presente Sliding doors?

I miei dieci romanzi precedenti erano tutti per giovani adulti. È stato un lungo percorso di rielaborazione personale ma ormai l'adolescenza è lontana, non sono più un ragazzo e mi si sono accumulate nella testa circa quindici anni di storie da raccontare. Tutto il tempo che vuoi è il mio primo vero libro per adulti. 

Nel libro, Franz dice: "Parlate di quello che conoscete, lo dico sempre ai miei autori". Ti sei divertito a parlare del mondo editoriale? Ti sei tolto delicatamente qualche sassolino dalla scarpa?

Volevo ironizzare ma con complicità, prendendo in giro con le gag i miei colleghi ma soprattutto me stesso. Qualcuno potrebbe avere l'impressione di riconoscere dei personaggi o persino riconoscersi, nei mod i di dire, nei tic, nelle fissazioni per alcuni argomenti. Ho lavorato in Mondadori per due anni e Segrate è estremamente riconoscibile. Quei due anni mi sono serviti anche a questo. Il ritornello è "bisogna vendere", constatazione abbastanza ovvia se non altro perché per un autore vendere significa essere letti ma, dal mio punto di vista, mai a discapito della propria identità. Come scrittore devi avere un tuo perno interiore. Hai presente la serie Boris? Ecco, io vorrei essere il Boris dell'editoria.

Il tuo protagonista dice di non credere nei piani B. Tu, invece, quante volte ci hai pensato? Quanti piani di riserva hai avuto? Hanno funzionato?

Non credo nei sogni nel cassetto: è un'immagine deprimente. Nel cassetto finisce la roba vecchia e dimenticata. Per me "piano B" suona come "piano di riserva": per me non ha una connotazione positiva, preferisco parlare di nuovi obiettivi, competenze e risultati.

Se racconti che non hai più tempo, incroci le braccia e non fai nulla invece che tirarti su le maniche.

Da quando ho finito il liceo, tutta la mia vita è stato un continuo piano B, perché crearsene uno significa a monte avere più alternative, avere più scelta. Il senso del titolo sta un po' qui: hai tutto il tempo che vuoi per organizzarti e fare le cose belle che desideri. Ora, se smettessi di scrivere, farei senza dubbio il cuoco: ho tantissima esperienza in quel campo, accumulata mentre scrivevo o studiavo o lottavo con gli editori. La crisi è veramente un'opportunità anche se quella faccenda che le due parole si scrivano uguali, in cinese, è una bufala. Franz si trova improvvisamente davanti a tutta un'altra vita ma la storia che i trentenni sono in crisi, ha soprattutto un forte impatto mediatico. Se racconti che non hai più tempo, incroci le braccia e non fai nulla invece che tirarti su le maniche.

Esiste un orologio biologico che ticchetta anche per gli uomini? Tu l'hai sentito? Cos'hai pensato quando hai saputo che saresti diventato padre?

Ho avuto il mio primo figlio a 31 anni, quindi l'orologio l'avevo in tasca, non ero particolarmente ossessionato dalla questione. Il ticchettio esiste ma magari lo sentiamo un po' dopo, perché noi uomini abbiamo apparentemente più tempo. Non so cos'ho pensato quando ho saputo che sarei diventato padre. Non ho pensato, è stata solo emozione. Invece nell'ambizione impellente di Franz di avere un figlio, c'è la ricerca di un significato da dare alla propria vita.

Per Tutto il tempo che vuoi prevedi più lettrici o lettori?

Statisticamente le donne leggono di più ma la mia speranza è dare voce a tanti giovani uomini, padri o no, che hanno bisogno di raccontarsi. Facendo ricerca per il libro, mi sono imbattuto in tantissimi racconti di donne sulla genitorialità, mentre trovarne di maschili è rarissimo. Il ruolo del padre va al di là del fatto di avere figli e anche gli uomini possono trovare una grande risorsa nella condivisione delle proprie emozioni.

Mi annoiano a morte gli uomini che non sanno esprimere i propri sentimenti

In questo momento storico, si parla molto di alcuni problemi femminili – anche se sono lontanissimi dall'essere risolti – mentre negli articoli si dice al massimo che "oggi i padri giocano di più con i figli". Nella ricerca di un nuovo ruolo, le donne sono avanti decenni ma sono tanti i giovani uomini che si chiedono "chi sono" "cosa faccio" "dove vado", alla ricerca di una nuova identità. Mi annoiano a morte i maschi che non sanno esprimere i loro sentimenti ma la verità è che provano emozioni anche se trascurano di raccontarle, barricandosi dietro al calcio.

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