DONNE E LAVORO

Silvia Gottardi e le Cicliste per Caso: al top dal basket alla bicicletta

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Hai mai pensato di partire da sola per un tour in bicicletta? Potresti seguire le orme di Silvia Gottardi, giocatrice di basket, blogger, film-maker, viaggiatrice instancabile e co-fondatrice delle "Cicliste per caso".

Silvia Gottardi è una “ragazza attiva” nel senso che cento ne pensa e mille ne fa. Classe 1978, Silvia è stata una cestista professionista – questo lo dice con un sorrisetto, visto che le donne italiane spesso non possono essere sportive professioniste – in quanto ha militato per anni in serie A e vestendo più volte la maglia della nazionale.

Oggi Silvia Gottardi – che nel frattempo si è laureata in marketing sportivo ed è la responsabile comunicazione della Lega Basket Femminile – continua ad occuparsi del mondo che ruota attorno alla palla a spicchi giocata al femminile ma non solo. Ha unito la sua passione per la regia e quella per i viaggi, realizzando progetti che hanno come tema la donna e la sua emancipazione.

Sono trentina e in Trentino vanno tutti in bici.

Com’è nata la passione per i viaggi e la bicicletta? 

Provengo da una famiglia di viaggiatori. Mio padre e mia madre mi hanno abituata fin da piccola a fare viaggi overland e che per me la bicicletta è un mezzo di locomozione quotidiano. Sommando tutti gli ingredienti è nato - con Linda Ronzoni, amica, art director, appassionata scrittrice nonché compagna di vita - il progetto CICLISTE PER CASO. Abbiamo cominciato nel 2015 raccontando il nostro primo lungo viaggio tra Cile e Patagonia lungo la leggendaria “Carretera Austral”, la strada sterrata di 1.200km che corre contro vento lungo la Patagonia cilena, tra fiordi, ghiacciai e natura selvaggia: il sogno di ogni avventuriero. Poi abbiamo proseguito nel 2016 con un Giro d’Italia Milano-Cataniaripercorrendo simbolicamente quello del 1924 di Alfonsina Strada. Fu la prima donna ad affrontare il Giro, tra mille peripezie, sfidando la morale comune e diventando una pioniera della parità di genere nello sport. La sfida del 2017 invece saranno i circa 1.600 km che separano Milano da Londra, seguendo le grandi ciclovie Europee: Itinerario Num. 3 della rete cicloturistica nazionale Svizzera da Chiasso a Basilea, Eurovelo 15-Ciclovia del Reno da Basilea a Strasburgo, Paneuropa Radweg da Strasburgo a Parigi, Avenue Verte da Parigi a Londra. Lo scopo è concludere il viaggio al Memoriale della suffragetta Emmeline Pankhurst presso Westminster, portando con noi i messaggi di chi ci seguirà sul tema “Cosa significa oggi essere una donna coraggiosa?”. Anche quest’anno pedaliamo per porre l’attenzione sui diritti delle donne, in un momento storico in cui si parla molto di donne e pari opportunità, ma in cui purtroppo le donne sono ancora vittime di violenza e discriminazione.

La bicicletta ha avuto un ruolo importante nella storia dell’emancipazione femminile, permetteva alle donne di spostarsi autonomamente lontano dai confini domestici e di indossare i pantaloni.

Viaggiare sola ti ha mai fatto paura?

Onestamente no. Le donne devono poter decidere di andare dove vogliono, quando vogliono. Abbiamo sempre scelto di viaggiare senza nessun tipo di appoggio, anche quando gli sponsor ce l’hanno offerto. Perderemmo il gusto di viaggiare sole, quel senso di libertà.

La prospettiva femminile è centrale anche nella tua attività di film-maker?

Ho messo le donne al centro, fin dal mio primo documentario SHE GOT GAME - il titolo richiama He got game di Spike Lee, film culto sul basket e GOT è il mio soprannome come cestista –che ha vinto la “Guirlande d’Honneur ” ad “Exsport Movies & Tv 2015 – 33rd Milano International FICTS. In SHE GOT GAME ho fatto parlare le campionesse di varie generazioni che hanno messo la loro energia, l’entusiasmo e la passione per promuovere la pallacanestro femminile e più in generale lo sport in rosa, superando gli stereotipi di genere. Volevo parlare di temi importanti come le pari opportunità, l’omosessualità, il binomio sport e donne, per giungere ad una nuova definizione del femminile a cominciare dallo sport. L’Italia è un paese dove non c’è una sola donna a capo di una federazione, dove le donne non possono essere sportive professioniste e quindi, ad esempio, non hanno diritto a un’indennità di maternità, quindi anche chi gioca in serie A può trovarsi a dover scegliere tra famiglia e carriera, essere costretta a fermarsi o retrocedere di categoria.

Quali consigli pratici daresti a una donna che volesse cominciare viaggiare in bicicletta?

Per prima cosa, se non sei una ciclista già allenata, non sottovalutare la preparazione fisica specifica. Il che significa: pedala più che puoi, anche in palestra se necessario. Nonostante io sia molto allenata e una sportiva, l’approccio al primo viaggio lungo non è stato una passeggiata.

Meglio usare la bicicletta quotidianamente e poi cominciare con piccoli viaggi di pochi giorni, allungando progressivamente le distanze.

In media, durante un viaggio io e Linda pedaliamo per circa 70 km al giorno. In Patagonia piantavamo la tenda solo quando eravamo troppo stanche e questo dipendeva dal percorso. Per quanto riguarda il tipo di bicicletta, noi ne usiamo diverse a seconda delle situazioni ma gli ultimi viaggio li abbiamo fatti a cavallo di una Cinelli. La cosa importante è poter piazzare il bagaglio nei borsoni perché gli zaini sono vietatissimi.

A parte il caschetto, ci sono pochi essenziali: occhiali da sole, un cambio di abbigliamento tecnico (e il sapone per lavarlo). Lungo la strada maledirai ogni chilo inutile nello zaino ed è importante portare una buona scorta d’acqua. In città, nella vita quotidiana, gli oggetti che sembrano fondamentali sono tantissimi, mentre quando si parte per un viaggio ci si lascia tutto alle spalle.

Sei forte anche con le riparazioni?

Onestamente sia io sia Linda siamo un po’ scarsine. Per questo motivo, consiglio di frequentare un piccolo corso di manutenzione prima di partire. Di solito basta chiedere nei negozi specializzati se tengono incontri del genere.Nel bagaglio comunque il kit d’emergenza non manca, anche se a me interessa di più trasportare più materiale fotografico possibile, il cavalletto, la telecamera.

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