NEONATO

I benefici del rooming-in per mamma e neonato

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Hai mai sentito parlare del rooming-in? È la condivisione della stessa stanza che permette alla neo-mamma e al neonato di stare vicini nei primi giorni di vita.

Il primo contatto tra la mamma e il neonato è un momento cruciale per la vita di entrambi: un momento magico e un’emozione fortissima. Ma poi cosa succede? Nella maggior parte degli ospedali italiani il piccolo viene trasferito nella nursery e affidato alle cure delle puericultrici, dove la mamma può recarsi solo in alcuni orari per allattare il piccolo.

I molti ospedali però le cose stanno cambiando: alcuni reparti di maternità stanno sperimentando il rooming-in (tradotto “condividere la stessa stanza”), ovvero mamma e bebè possono stare vicini sin dai primi momenti dopo la nascita, perché il letto delle neo-mamme è attrezzato con una culla laterale, in cui il piccolo può riposare tranquillo e sicuro. 

Una soluzione che ha tantissimi vantaggi pratici (pensiamo alle poppate) ma anche psicologici: la mamma e il bebè hanno bisogno di stare vicini, è un’esigenza naturale. Recenti studi scientifici dimostrano che la vicinanza tra madre e figlio, nei suoi primissimi giorni di vita, rende il bebè più robusto perché rinforza le sue difese immunitarie. Lo fa stare più sereno, con ripercussioni positive sulla sua psiche. Anche la mamma ne trae grandi benefici: se ha partorito con il cesareo non deve affaticarsi a raggiungerlo per allattarlo, ma può accudirlo comodamente senza alzarsi dal letto. Non dovendosi separare dal suo piccolo per molte ore ha meno probabilità di sviluppare la depressione post-partum, il cosiddetto baby blue che colpisce circa 1 mamma su 10. 

Tra tanti pro, c’è anche qualche contro. Se il travaglio è stato faticoso, senza il bimbo nel letto accanto la mamma riesce a riposare meglio perché non viene risvegliata frequentemente dal pianto del suo neonato, e può godersi un po’ di tranquillità tra una poppata e l’altra.   

Una volta a casa è meglio il rooming-in o il co-spleeping?

Una volta tornati a casa, mamma e bebè possono continuare a dormire vicini avvicinando la culla al lettone o togliendo la sponda del lettino che confina con il letto matrimoniale, in modo che il piccolo sia sicuro e la mamma possa toccarlo, accarezzarlo e consolarlo se piange durante la notte. 

Il rooming-in domestico è un’alternativa al co-sleeping, che secondo gli studi più recenti ha anche molto svantaggi: il contatto fisico per far addormentare il piccolo è senz’altro un aspetto positivo, ma è meglio che il neonato non dorma con i genitori. Alcune ricerche dimostrano, infatti, che il sonno del bebè viene disturbato dai movimenti dei genitori, che lo costringono a frequenti risvegli. Viceversa, il piccolo addormentato tra mamma e papà inibisce la sessualità di coppia, già provata dalla gravidanza.

La scelta tra rooming-in o il co-spleeping dipenderà è molto personale e l’ideale sarebbe assecondare i propri ritmi e bisogni, sia dei genitori sia del bimbo, per trovare l’equilibrio giusto.

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