SCUOLA ED EDUCAZIONE

A scuola di bullismo

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I dati sul bullismo non sono certo incoraggianti e non ci fanno ben sperare.

Dall’indagine condotta da Eurispes con un questionario distribuito a 3200 alunni di tutta Italia di età compresa tra i 7 e gli 11 anni è emerso che un alunno su tre risulta vittima di bullismo (nelle isole addirittura uno su due). Nella scuola che dovrebbe essere un ambiente ultraprotetto al riparo da violenze di carattere psicologico e fisico le minacce e gli atti di prepotenza sono, invece, all’ordine del giorno. Al primo posto nella classifica stilata da Eurispes nel 2011 compare la Lombardia dove il bullismo colpisce ben il 50% dei bambini. Più a rischio è chi vive nelle grandi metropoli come Milano, Napoli, Roma e Palermo.

A rendere impossibile la vita a tanti studenti non ci sarebbero solo i maschietti ma anche le ragazzine; il dato è abbastanza sorprendente: a denunciare le prepotenze sono il 33,4% dei maschi contro il 28% delle femmine. Quello che distingue il bullismo al femminile è unicamente la modalità. Non tanto la violenza fisica o verbale ma piuttosto forme più subdole, dal ricatto psicologico all’isolamento dal gruppo alla vendetta consumata lentamente. Nessuna distinzione, invece, dal punto di vista sociale: i bulli sono dappertutto, dalla scuola privata frequentata dalla gente “bene” a quella pubblica disagiata di periferia. Quello che cambia è la molla: per i figli dei ricchi il senso di sfida, per gli altri il desiderio di ottenere oggetti materiali che non potrebbero permettersi in altro modo.

Alla base per tutti, però, un profondo disagio psicologico. Secondo gli psicologi nella nostra società i legami sociali sono molto più precoci e anticipati rispetto al passato; a causa del lavoro che impegna entrambi i genitori i ragazzini di oggi passano molte ore fuori casa a contatto con i loro coetanei. Questa situazione non fa che favorire l’esplodere dei conflitti peraltro tipici della fase adolescenziale. Se però non si interviene da qui alla diffusione di pericolose baby-gang come in Germania, Francia e Inghilterra il passo è breve. Fondamentale allora il ruolo dei genitori all’interno della famiglia, ma un contributo per affrontare il fenomeno può e deve venire da insegnanti e da chi opera nel mondo della scuola.

Proprio in questi giorni è stato avviato nelle scuole elementari romane un progetto per la prevenzione del bullismo attraverso il metodo Compassionate touch messo a punto da un osteopata americano. Già sperimentato con successo nelle scuole della Florida e di New York è arrivato anche da noi e interesserà dopo la capitale anche Trieste, Asti, Napoli e Messina. Rivolto a maestre e alunni, consiste nell’apprendere alcune tecniche di pensiero positivo come, ad esempio, fare un complimento al nostro compagno, condividere la merenda, giocare assieme coi colori. Il tutto per rilassare i muscoli e prevenire forme di sopruso e prepotenza. I risultati non sono certo immediati ma, con la collaborazione delle famiglie soprattutto dei più aggressivi, non tarderanno a venire.

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