SALUTE

Attenti alle gengive!

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La causa principale è la carenza di un'adeguata igiene orale. Questo ha provocato al 55% degli italiani disturbi alle gengive.

I residui di cibo non rimossi consentono il proliferare di germi e batteri che cominciano a formare la placca batterica, attaccando il tessuto gengivale e dando il via a irritazioni, arrossamenti e dolori. Altri fattori che possono contribuire all’insorgere di disturbi alle gengive, sono il fumo, delle protesi inadeguate e una dieta ricca di zuccheri.

Le gengiviti si manifestano attraverso una spiccata sensibilità, accompagnata da perdita di sangue e arrossamento del bordo gengivale. In realtà una visita ogni sei mesi dal nostro dentista per la rimozione del tartaro e un igiene orale corretta, sono più che sufficienti per metterci al riparo da qualunque disturbo.

Tuttavia, la mancata rimozione della placca batterica può far degenerare una semplice gengivite in qualcosa di più serio. La paradentite, patologia di maggiore gravità, attacca direttamente i tessuti che forniscono diretto supporto ai denti, causando l’insorgenza di sacche gengivali, in cui si annidano i batteri e la progressiva distruzione dell’osso alveolare. Se prese per tempo, anche patologie di questo tipo possono essere curate dal dentista senza dover far ricorso a tecniche invasive, ma semplicemente attraverso un’operazione di raschiamento della placca batterica.

Nei casi più difficili si può ricorrere all’impiego di un nuovo prodotto a base di cloroxedina, un antisettico che ha la capacità di attaccare in maniera diretta i batteri. Sono delle compresse che vengono inserite dal dentista nelle tasche parodontali più profonde, con un procedimento del tutto indolore. Non ne è prevista la rimozione, poiché le capsule si consumano fino al completo scioglimento. In questo modo rilasciano progressivamente i loro principi che attaccano i batteri responsabili dell’irritazione.

Solamente nel caso in cui tutti questi procedimenti non portassero ad alcun risultato o miglioramento della patologia, si renderebbe necessario il ricorso ad un intervento chirurgico di tipo invasivo, che ricostruisca, laddove possibile il tessuto che la paradontite ha distrutto.

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