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Donare il cordone ombelicale o conservarlo?

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Hai mai pensato di donare o conservare il cordone ombelicale del tuo bambino? Al momento del parto puoi compiere questo gesto di generosità. Ecco le informazioni necessarie per appoggiarti a una struttura accreditata e fare la tua scelta.

Una delle prime decisioni che una mamma e un papà devono prendere una volta nato il proprio bambino è se donare o conservare il cordone ombelicale. Quello che conta del cordone, in realtà, sono il sangue presente e le relative cellule staminali emopoietiche, importanti per la cura di alcune malattie (leucemie,  malattie non tumorali da insufficiente funzionalità midollare e molto altro). Se quindi non hai ancora deciso e manca poco al parto, ti conviene riflettere su questo tema. Ovviamente, se non fossi interessata, il cordone, così come la placenta, verrà smaltito dall'ospedale senza alcuna pressione.

Ci sono famiglie che decidono di appoggiarsi a una biobanca di conservazione affinché il proprio bimbo in qualsiasi momento (o quasi) della vita possa attingere a questa "ricchezza". È una sorta di assicurazione sulla vita. Il gesto di generosità più grande, però, è la donazione che non solo fa bene a tutti ma aumenta la possibilità di trovare un donatore compatibile. Si consideri che la maggior parte dei cordoni conservati privatamente non verrà mai utilizzata e diventerà, nel tempo, solo materiale di scarto.

La libera scelta

Una mamma quindi che partorisce in Italia e decide di effettuare il prelievo delle cellule staminali del cordone, ha due possibilità di scelta: la prima è quella di una donazione alla collettività in una struttura pubblica; la seconda in una raccolta e conservazione (all'estero) a pagamento delle cellule staminali da utilizzare per proprio conto. Quanto costa? Il prezzo è variabile e dipende dalla biobanca. Parte dai 2mila euro e la conservazione è per 20/25 anni (il tempo, oltre al costo, è una variabile importante su cui riflettere).

Quando si può raccogliere il sangue del cordone ombelicale?

La raccolta avviene subito dopo la nascita e non comporta alcun rischio o dolore. Per farlo è necessario appoggiarsi a una struttura ospedaliera che risulti accreditata come punto di raccolta (informazioni Centro Nazionale Sangue). Ovviamente la mamma deve prima sottoscrivere un consenso informato, eseguire un'anamnesi, sottoporsi a esami del sangue (gratuiti) al parto e dopo sei mesi per escludere la presenza di malattie infettive che possono essere trasmesse al paziente. Attenzione, non tutte le donne possono donare il proprio cordone. Chi è escluso? Le signore affette da malattie trasmissibili con il sangue o da altre gravi malattie (o che hanno una storia di tumore alle spalle). Inoltre, è sconsigliato nei parti prematuri.

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